Last Updated on 12 Giugno 2015 by CB

La prima retrospettiva di Agnes Martin dal 1994, alla Tate, racconta in tutte le sue declinazioni il suo delicato minimalismo, un po’ figlio di Mark Rothko. La pittrice canadese – come si legge nel sito del museo londinese – è nota per i quadri dalle sottili linee a matita con colori pallidi.
Il suo stile controllato è stato sostenuto da una profonda fede nel potere emotivo ed espressivo dell’arte. Senza la consapevolezza della bellezza, dell’innocenza e della felicità – ha scritto Agnes Martin – non si possono fare opere d’arte.

Agnes Martin ha vissuto e lavorato a New York, diventando una figura chiave nell’ambiente degli Astrattisti, a prevalenza maschile, negli anni Cinquanta e Sessanta. Poi, nel 1967, proprio mentre la sua arte guadagnava consensi, abbandonò la città e andò in cerca di solitudine e di silenzio. Per quasi due anni viaggiò Stati Uniti e Canada, prima di stabilirsi definitivamente in New Mexico; come Georgia O’Keeffe, Mark Rothko, DH Lawrence e Edward Hopper aveva fatto prima di lei.
