La democrazia degli altri

Last Updated on 20 Aprile 2004 by CB

Due le tesi che Amartya Sen, premio Nobel per l’Economia nel 1998, vuole dimostrare nel suo ultimo libro La democrazia degli altri, edito da Mondadori. La prima è che il concetto di democrazia non è appannaggio esclusivo dell’Occidente.Le radici della democrazia, com’è noto, risalgono all’antica Grecia, ma considerare la civiltà greca «come parte integrante di una specifica tradizione occidentale» è una cosa difficile da sostenere, secondo l’autore.

Inoltre, «c’è un’ampia storia di sostegno alla tolleranza, al pluralismo e alla deliberazione pubblica anche in altre società». Tra queste Sen cita l’Africa, l’Iran, l’India e persino i principi musulmani del mondo arabo e della Spagna medioevale che «potevano vantare una lunga storia di integrazione degli ebrei quali membri a pieno titolo della comunità sociale». La democrazia, per Amartya Sen, non va considerata tale solo perché in uno Stato vengono indette libere elezioni, ma «secondo la più ampia prospettiva della discussione pubblica».

La seconda tesi sostenuta da Amartya Sen è che l’ascesa della democrazia è stato l’evento decisivo del XX secolo ed è da considerarsi un valore universale. «Per tutto il XIX secolo i teorici della democrazia consideravano perfettamente naturale chiedersi se un determinato Paese fosse pronto per la democrazia. Questo atteggiamento è cambiato solo nel XX secolo, quando si è riconosciuto che la domanda stessa era sbagliata: un Paese non deve essere giudicato pronto per la democrazia, ma lo deve diventare mediante la democrazia».

Indubbiamente i due saggi contenuti in questo libro offono uno spunto notevole alla discussione in atto sulla possibilità di ‘esportare’ la democrazia e suggeriscono a un occidentale di allargare la propria visione del mondo verso un oriente che molto spesso si conosce poco e si giudica molto, inevitabilmente, attraverso luoghi comuni o, peggio, pericolosi pregiudizi.
(Raffaella Soleri)

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