Aveugles

Last Updated on 16 Marzo 2012 by CB

Per molti il nome di Sophie Calle richiama alla mente l’opera allestita a Venezia nel 2007, quel meraviglioso divertissement di decostruzione e ricostruzione di un addio, della relazione – scomposta in variazioni di senso e di segno – con l’assenza di un Altro fantasmatico, un tempo amato.

Prenez soin de vous ha reso famosa la sua cifra di artista concettuale non intellettualistica, divertente e visivamente intensa, ‘visionaria’.

Nel suo ultimo lavoro, Aveugles (Ciechi), con le sue fotografie e le testimonianze raccolte da diverse generazioni di ciechi, Sophie Calle riflette sull’assenza, sulla privazione e compensazione di un senso, sul concetto di visibile e invisibile. il libro raccoglie tre opere costruite e pensate attorno alla cecità. In Les Aveugles interroga i ciechi sulla loro idea di bellezza; in La Couleur aveugle chiede a dei non vedenti di descrivere le loro percezioni, e le confronta con descrizioni di artisti del bianco e nero; in La Dernière Image, realizzato nel 2010 a Istanbul, dà voce a uomini e donne che hanno perso la vista per conoscere l’ultima immagine nella loro memoria, il loro ultimo ricordo visivo.

Così Sophie Calle racconta – in questa intervista – com’è nata l’idea. È uno dei miei progetti preferiti. Ho incominciato nel 1986 ad avere voglia di preparare una mostra sulle persone non vedenti dalla nascita e sul loro concetto estetico. All’inizio mi sono frenata. Temevo di porre una domanda che poteva risultare scomoda, crudele. Poi ho conosciuto un non vedente e gli ho chiesto: “Cos’è per lei l’immagine della bellezza?”. Lui mi ha risposto: “Il mare, il mare a perdita di vista”. È il suo ritratto che apre il libro». «Nel 2010 sono rimasta tre mesi a Istanbul, scoprendo che era chiamata “la città dei ciechi”. Ho tentato di proporre a dei non vedenti di mostrarmi la città, ma la barriera linguistica era insormontabile, la traduzione uccideva ogni poesia. Allora ho chiesto a delle persone che avevano improvvisamente perso la vista di raccontarmi l’ultima immagine che si ricordavano, ed è Dernière Image.

Nel libro c’è anche un altro progetto. Ho incontrato delle persone di Istanbul che non avevano mai visto il mare che pure circonda la città. Siamo andati in una spiaggia. Prima li ho lasciati camminare verso la battigia, rimanendo dietro di loro. Quando si sono voltati verso di me ho fotografato il loro sguardo sconvolto da una visione inedita.

Questi lavori saranno esposti nel mese di luglio ad Arles.

(a destra, Louise Bourgeois, The Blind leading The Blind, 1947)


Sophie Calle secondo Rosalind Krauss – BartlebyCafé

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