Il maestro della notte

Last Updated on 19 Marzo 2005 by CB

Taiwan anni Settanta, in un parco di Taibei vicino al Lago dei Loti, si nasconde una comunità di omosessuali sotto la guida paterna e il tallone dello sfruttamento del loro ‘maestro della notte’, Yang che li accoglie in questa eccentrica famiglia e li vende a uomini d’ogni età. Aqing, la voce narrante, è un figliol prodigo senza via di ritorno.

Reietto prima ancora di essere cacciato di casa, Aqing porta nel cuore la ferita del fratello morto, il figlio prediletto. E di questo peso intriso di sensi di colpa insieme al ricordo struggente, Aqing tenterà di liberarsi consegnandolo alla madre, fuggita di casa anni addietro e ora inferma e prigioniera del suo mondo di dolore. Ma la corrispondenza non riceve ospitalità, nessun vitello grasso attende Aqing la cui casa è ormai la notte con le sue anonime stanze d’albergo.La vicenda editoriale de Il maestro della notte fa di questo romanzo un vero e proprio simbolo delle trasformazioni in corso in quest’ultimo ventennio nella Cina del dopo Mao. Uscito per la prima volta nel 1983 fu osteggiato nella Taiwan ancora sotto la legge marziale e letteralmente proibito in Cina per via del soggetto ‘degenere’. Oggi Bai Xiaonyang è autore di moda a Pechino anche se ufficialmente è solo dal 1997 che l’omosessualità non è più reato. Ennesima cartina di tornasole dell’ambiguità di una società, quella cinese, lanciata a tutta velocità sui binari della globalizzazione economica eppure imprigionata in una cornice ideologica e politica impermeabile ai mutamenti.

Per quanto ci riguarda poi è curioso, e forse un po’ beffardo e desolante, che questo romanzo oscuro eppure pieno di lampi di speranza di liberazione ed emancipazione venga tradotto e pubblicato soltanto oggi in Italia, cioè dopo che anche il Partito Comunista Cinese lo ha depennato dall’indice dei libri proibiti…

Ma tant’è, merita godersi questo romanzo la cui forza non è tanto nel tema, scabroso e provocante, di ragazzi di vita alla deriva in una Taiwan anni ‘70, affascinante faglia in cui Est e Ovest scivolano l’uno dentro l’altro, quanto nella capacità dell’autore di sublimare questa cruda realtà in una vera e propria storia di vampiri in cui la sensualità si accoppia alla claustrofobia (impressionanti gli ‘interni’, queste case sigillate, chiuse allo sguardo esterno che pullulano di corpi) e in cui il calare del sole è metafora di un precipizio verso il disumano, di una condizione terribile di emarginazione e sfruttamento. Allo stesso tempo tuttavia anche l’annuncio di un testardo riaggregarsi e organizzarsi dell’umano in una comunità dove affetti, sogni, sentimenti e intelligenze non rinunciano a sbocciare e circolare come un benefico virus nel corpo malato della società cinese.
(Maurizio Morganti)

da Il maestro della notte, Einaudi, Torino 2005
«Tre mesi e dieci giorni fa, in un pomeriggio estremamente luminoso, mio padre mi ha cacciato di casa. Il sole inondava il nostro vicolo di luce bianca, a piedi nudi correvo disperatamente verso l’imbocco della stradina. Quando l’ho raggiunto, mi sono girato: mio padre mi inseguiva. Il suo grande corpo oscillava, in una mano agitava la pistola di ordinanza che aveva usato sul continente quando era comandante di reggimento. I capelli bianchi dritti in testa e gli occhi iniettati di sangue sprizzavano rabbia (…)»

Biografia
Bai Xianyong, nato nel 1937 in Cina e trasferitosi 15enne a Taiwan insieme al padre, Bai Chongxi uno dei più importanti generali del Guomindang, l’esercito nazionalista di Chiang Kai-sheke, fu tra i promotori nei primi anni sessanta di un rinnovamento della scena letteraria di Taiwan insieme ai giovani autori raccolti intorno alla rivista Letteratura moderna. Nel 1963 va negli Stati Uniti dove studia teoria della letteratura e scrittura creativa e insegna il cinese.

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