Last Updated on 17 Febbraio 2015 by CB
«La Mongolia è un Paese che sta cambiando, dove la gente, e soprattutto i giovani, ha lo sguardo puntato verso il futuro, non vuole guardare com’era e com’è, ma come vorrebbe diventare», racconta Michele Palazzi nell’intervista a Chiara Rancati per l’agenzia Ansa. Il senso di sospensione tra il vecchio e il nuovo della società mongola è l’essenza di Black Gold Hotel, progetto premiato al World Press Photo come migliore storia nella categoria Daily life.

«L’idea è nata da una curiosità personale, una ricerca un po’ nostalgica di ciò che sta scomparendo la Mongolia in questi anni vive una crescita economica molto rapida, e i mutamenti che questo genera l’hanno resa la scelta perfetta per vedere come la mentalità contemporanea, capitalista, intacca inesorabilmente il modo di vita tradizionali».

Poi diversi viaggi, nella capitale Ulan Bator e nel deserto dei Gobi, incontrando della società mongola le sue diverse componenti: «Nel deserto ho vissuto il momento emotivamente più forte vivendo con i nomadi e come loro, perché‚ per ritrarli nei loro gesti quotidiani devi unirti al loro lavoro, aiutarli a curare i cammelli, spostarti con loro. E questa condivisione di stile di vita, in un luogo così atipico e lunare, mi ha fatto vedere un barlume di storia, ci ho rivisto una tradizione millenaria». Una prospettiva che si ritroverà anche nel suo prossimo progetto nel Guingzhou, nella Cina del Sud: «La politica di espansione dei centri urbani scelta dal governo cinese porta a uno spopolamento delle aree rurali, un processo che è ormai inarrestabile; quello che vorrei fare è raccontare in immagini questo processo, che sta cambiando la struttura ossea del Paese e del mondo». I premiati del World Press Photo 2015

