Contro la memoria

Last Updated on 10 Settembre 2012 by CB

Piperno continua a riflettere sulla memoria.   Lo aveva fatto nel suo ultimo romanzo, Inseparabili – sottotitolo ‘Il fuoco amico dei ricordi’, appunto – e con questo saggio, dal titolo provocatorio, dedicato a Proust, decostruisce la vulgata dello scrittore   che detiene il brand, si può dire, del valore simbolico del ricordare, del temps retrouvé eccetera, vedi rito (ma involontario) della madeleine. Tutto questo – sulla scia della lucida e nichilista lettura di Beckett – per spiegare che, come si dice di persone che possono farci del male, il tempo è meglio perderlo che trovarlo. E che comunque, il tempo è irrimediabilmente perso. Insomma, le vera ossessione è quella per l’Oblio.

“La cosa su cui Proust si concentra è sulla capacità dei suoi personaggi di dimenticare (…). E tutto sommato lo stesso Narratore è molto più ossessionato da tutto quello che la sua mente è incapace di ricordare che da quello che effettivamente ricorda. L’esibita diffidenza proustiana per qualsiasi forma di intellettualismo, d’altronde, la dice lunga sulla sua sfiducia nei confronti della possibilità degli uomini di conservare in vitro ciò che ormai ha smesso di esistere. Ebbene, tale attenzione maniacale prestata alla Memoria e all’Oblio è parte integrante della profezia proustiana. E solo alla luce della Shoah, la tensione irrisolta tra ciò che andrebbe conservato e ciò che è destinato a essere dimenticato, così drammaticamente messa in scena dalla Recherche, perde il suo afflato lirico, e assume un’ineludibile rilevanza tragica” (p. 38).

Dunque,  anche attraverso la lettura di Beckett  Piperno smonta il presunto sentimentalismo proustiano. Ma cosa pensava Beckett di Proust esattamente?

“…il procedimento proustiano è quello di Apollo che scortica Marsia, e afferra senza sentimentalismo l’essenza, le acque frigie (…) Proust non commercia in concetti, ma persegue l’Idea, il concreto. Egli ammira gli affeschi dell’Arena di Padova perché il loro simbolismo è trattato come una realtà speciale, letterale, concreta, che non è la mera trasmissione pittorica di una nozione. (…) per Proust l’oggetto deve essere un simbolo vivente, non un simbolo in sé. (…) Il punto di partenza di Proust dev’essere situato nel simbolismo, o ai suoi margini. Ma egli non procede di pari passo con France, verso un elegante scetticismo e le mode marmoree, né (…) con Daudet e i Goncourt verso le “notes d’aprés nature”…. (…) Egli non sollecita fatti e non cesella delle sfere ornamentali cellinesche. Egli muove dai Simbolisti, e va all’indietro versoFoto di Samuel Beckett Hugo. E per questo motivo egli è un solitario e una figura indipendente. Il solo contemporaneo della stessa tendenza regressiva è, per quanto mi risulti, Joris Karl Huysmans. Una tendenza però che egli destestò e represse in se stesso…. (…)
Questa tendenza romantica di Proust ci torna spesso alla mente. Egli è un romantico nella sua sostituzione dell’affettività all’intelligenza, nel suo opporre lo stato affettivo particolare a tutte le sottigliezze dei rinvii razionali, nel suo rifiuto del Concetto a favore dell’Idea, nel suo scetticismo di fronte alla causalità. Così le sue spiegazioni puramente logiche — in quanto opposte a quelle intuitive — di certi effetti sono invariabilmente irte di alternative. E’ un romantico nella sua ansia di compiere la sua missione, di essere un servo affezionato e fedele. Egli non cerca di eludere le implicazioni della sua arte, quale essa gli è stata rivelata. Scriverà come ha vissuto nel Tempo. Si eleva artificiosamente fuori del Tempo, per dar rilievo alla sua cronologia e casualità al suo sviluppo. La cronologia di Proust è estremamente difficile da seguire, la successione degli eventi è spasmodica, e i suoi temi e caratteri, benché sembrino obbedire a una quasi insana necessità intrinseca, sono presentati con buon dostoievskiano disprezzo per la volgarità di una concatenazione plausibile (L’impressionismo di Proust ci riporta a Dostojevskij)”. (tratto dal sito marcelproust.it)

Tornando al tempo, per Beckett ogni pagina dell’opera proustiana è dominata da un “irredimibile nichilismo”. Sostiene che “le creature di Proust sono vittime di questa condizione e circostanza predominante  – il Tempo; vittime come lo sono gli organismi inferiori, consapevoli soltanto di due dimensioni e confrontate all’improvviso con il mistero dell’altezza: vittime e prigioniere. Non è dato sfuggire alle ore e ai giorni. E neppure al domani e allo ieri” (p. 42)

Lo stesso Proust pensava che le sue pagine migliori fossero quelle sull’Oblio scritte nella parte di Albertine disparue che racconta il rimarginarsi della ferita dell’innamorato che guarisce dalla malattia amorosa. “lui si sta abituando all’assenza di Albertine, non meno di quanto, a suo tempo, si abituò all’assenza della nonna. Ancora una volta l’Abitudine si rivela la preziosa ancella dell’Oblio” (p. 70).

Ma il pregio del saggio di Piperno è anche quello di raccontare la Recherche come di una “palestra ebraica” per i personaggi ebrei – prima di tutti Monsieur Swann – che la popolano e il loro snobismo e mimetismo  (che li accomuna agli omosessuali). Anche per la qualità di meticcio, figlio di un’ebrea e di un cattolico, e di omosessuale, Proust ha uno sguardo antropologico severo sulla smania degli ebrei di piacere in società, caratteristica che glieli fa rendere insopportabili (lui che aveva esattamente lo stesso desiderio di essere ben accolto). E però lo scrittore abbaccia con romantico ardore la causa ebraica nell’Affaire Dreyfus (anche per l’affinità tra la famiglia di Dreyfus e quella dell’amata madre), che insieme alla Grande Guerra diventa un nucleo portante della sua opera .

[youtube_sc url=http://youtu.be/75KHsVDoXgo] [youtube_sc url=http://youtu.be/HE51TmsEHY0] [youtube_sc url=http://youtu.be/UlQdAGlMqBg] [youtube_sc url=http://youtu.be/vdlvQhT-Lnc] [youtube_sc url=”http://youtu.be/d2Z08tHMEFg”%5D

About Post Author

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Waiting in Paris

Waiting in Paris

IDA RUBINSTEIN E MARCEL

IDA RUBINSTEIN E MARCEL

Essere Anna Freud

Essere Anna Freud

Archivi