Last Updated on 14 Febbraio 2012 by CB
Da una parte un recitazione naturalistica fino al minimo dettaglio. Dall’altra una interpretazione stilizzata, metonimica. Glenn Close nei panni di Albert Nobbs fa ripensare a un nobile esempio, forse il primo nel cinema, in cui una donna recita nei panni di un uomo. La donna è Greta Garbo, il film La regina Cristina (Queen Christina).
Racconta la storia della regina di Svezia, avventuriera indomita che a un matrimonio politico preferisce passare il tempo da girovaga, in abiti maschili. Finché si innamora di un ambasciatore di Spagna. Peraltro il film esibisce il primo bacio lesbico sugli schermi, interpretato con disinvoltura.
Famosa è anche la partenza dall’albergo, in cui l’attrice cerca di memorizzare i particolare della stanza dove ha vissuto una notte d’amore.
Nel ruolo maschile la Garbo è molto disinvolta senza sfoggiare particolari trucchi, a parte l’abbigliamento. I movimenti hanno un piglio energico che la mettono nella parte con scioltezza. Insieme all’ansia di libertà di una regina controcorrente la Garbo esprime il lato androgino e libertino della sua natura. Non è così sciolto il Mr. Nobbs di Glenn Close, rigido nei movimenti, molto truccato, reso con precisione nei suoi aspetti esteriori e fenomenologici, meno nella sua psicologia.
A proposito di baci lesbici, va detto che la Garbo non se ne privò neanche nella vita. Il suo amore ossessivo per Mimi Pollak, conosciuta negli anni Venti all’Accademia di Arte drammatica di Stoccolma, è documentato da molte lettere.
La corrispondenza durata sessant’anni è raccolta nel libro di Tin Andersen Axell Bloody Beloved Kid (Cara maledetta bambina). Così lei scrisse alla Pollak aggiungendo : «La tua lettera ha prodotto una tempesta di passione in me». Anche il nome d’arte Garbo, secondo l’autore, sarebbe stato inventato dalla Pollak.
Quando la Pollak si sposa, le scrive: «Sogno un giorno di vederti e di scoprire che tu pensi ancora alla tua vecchia amante. Ti amo, piccola mimosa».
Quando la Pollak le annuncia di essere incinta, le
scrive : «Non possiamo fare nulla contro la nostra natura, come Dio l’ha creata. Ma ho sempre pensato che tu e io siamo una sola cosa ». Poi, in un telegramma di auguri per la nascita del figlio, le scrive ironicamente: «Incredibilmente orgogliosa di essere un padre».