Last Updated on 27 Maggio 2013 by CB
Tra i ricordi studenteschi più incancellabili si trovano certo le metafore leopardiane, immagini che scolpiscono le idee con tratti perentori. Per esempio nell’Infinito, il termine “le “morte stagioni” per tempo ormai trascorso, “la presente e viva, e il suon di lei” per tempo presente fatto di azioni quotidiane; “e il naufragar m’è dolce in questo mare”…
Un saggio indaga la forza cognitiva della metafora, dichiarata dal poeta con la dinamica del piacere estetico metaforico attribuito alle ardite analogie che la mente scopre in un punto. Il piacere intellettuale che deriva da questa fulminea scoperta si produce nella metafora viva (per dirla con il filosofo Paul Ricoeur), qualora il lettore sia in grado di ‘saltare’ il significato metaforico (quello che oggi chiamiamo il focus della metafora, o elemento ricevente), per concentrare l’attenzione sul veicolo metaforico, ovvero l’elemento emittente dell’immagine.
A questa riflessione è dedicato Quel punto acerbo. Temporalità e conoscenza metaforica in Leopardi di Antonella Del Gatto, pubblicato dall’editore Olschki (pagine 116, euro 22) nella Biblioteca dell’Archivum Romanicum. Analizzando di alcune Operette e Canti si segue, all’interno dell’imponente metaforologia leopardiana, l’evoluzione di alcune tra queste immagini che proiettano la loro forza sull’architettura testuale: prima fra tutte, proprio quella del punto. Anche con la mediazione di un interprete raffinato come Giovanni Pascoli (a cui è dedicato l’ultimo capitolo del volume), si propone un’interpretazione della metafora leopardiana secondo la concezione che oggi chiameremmo interattiva, per cui essa si presenta come un conflitto concettuale aperto, il punto d’arrivo della strategia comunicativa di un pensiero consapevolmente e orgogliosamente analogico. (sopra, Giacomo Leopardi secondo Tullio Pericoli)
Leopardi e il tema della vita come rappresentazione scenica
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