Ed io tacevo

Last Updated on 23 Agosto 2021 by CB

Janine Niépce, Governante inglese (1954)

Mi venne ad aprire la sua cameriera che era vestita proprio come una cameriera, di nero, il grembiulino bianco di organza inamidata e la crestina. Non avevo visto una cameriera vestita così da almeno una ventina d’anni. Sembrava essere uscita da una stampa, da un quadro o da un libro di Ivy Compton-Burnett. Lei mi aspettava nel salotto spazioso, seduta nella sua poltrona, vicina al caminetto scoppiettante. Lo tengo acceso anche d’estate, è un lusso piacevole, non è vero? Portava i capelli bianchi arrotolati attorno al viso. Il vestito era nero, lungo sino a piedi i quali calzavano delle scarpette delicate, di velluto, da casa. Sembrava un personaggio uscito dal passato, ma la voce era volitiva e il tono sicuro. Anche gli occhi, che scrutavano quasi con prepotenza.

Durante quella prima visita la conversazione fu facile; solo ogni tanto regnavano dei silenzi che venivano poi interrotti dalle sue osservazioni sulle piante che coltivava in terrazza, su un nuovo tipo di concime, sulle rose che a Londra crescevano così bene. Era una bella terrazza che dava sul giardino. Le avevo portato della frutta, un cestino con delle primizie. Come avevo fatto, mi chiese, a sapere che la frutta le piaceva tanto? Qualcuno mi aveva informata? In effetti era un caso, la frutta mi sembrava una cosa bella da portare ad una grande signora della letteratura e, da allora, ogni volta che la andavo a trovare, le portavo dei frutti rari, dai colori smaglianti.

Gaia Servadio

La cameriera si affacciò nel salotto per chiamarci al tè che si consumava in sala da pranzo, attorno ad una bella tavola di mogano ovale. Era quello veramente un rito inglese, un pasto come non si usava più nel mondo che io frequentavo, servito con tutte le regole: il vasellame era bianco a fiori, la tazzina per il tè da una parte, il piatto davanti, coltello, forchetta, cucchiaio una grande salvietta di lino inamidato. Venivano serviti i sandwich al cetriolo prima e poi i crumpets caldi con sopra il burro fuso. C’erano i toast con del Patum Peperium, una specie di pasta d’alici, la marmellata alla fragola o al lampone (nelle regole del tè inglese, mai scritte ma severissime, la marmellata d’arancia è riservata alla prima colazione). Poi la cameriera cambiava il piatto grande e su uno più minuto ma appartenente allo stesso servizio perfettamente illeso, veniva servita la torta.

Le torte erano sempre diverse e erano fatte in casa, naturalmente.

Era più buona quella di martedì scorso, diceva Ivy rompendo il silenzio con tono di rimprovero.

Quella era alle noci, si giustificava la cameriera, perché era lei che le confezionava.

Ed io tacevo.

(Gaia Servadio, dall’introduzione a Una famiglia e un’eredità, La Tartaruga, 1987)

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