Last Updated on 5 Gennaio 2013 by CB
Ma quanto è smart oggi la terza età? Mi ricordo ancora la sala delle audizioni del Vaticano: il papa assistito da un considerevole staff come se dovesse premere il bottone della guerra nucleare. Con mano incerta imprime con l’indice l’invio al suo primo tweet… e fiat tweet.
Una rivisitazione del giudizio universale, quel dito tremante che tocca e dà vita a qualcosa. Poi arriva anche il giorno che Monti, un uomo impassibile, freddo come una lama da premier tecnico, si trasforma in candidato politico, diventa più tenero e si adegua e fa gli ‘smile’. Anche lui convertito a Twitter. Monti, uno di una generazione che, almeno secondo la mia esperienza diretta, ha avuto qualche problema perfino con il telecomando del televisore, adesso tweetta. E poi c’è Maroni sempre sui social network attacca Monti e scrive: sulla sicurezza il governo tecnico ha fallito … per forza: era ‘un governo senza maroni’. Ridete! E non importa che con questo l’ex ministro dell’interno si sia dato da solo del coglione.
Twitter chiama la battuta: 140 lettere al massimo. E’ la legge universale a cui nessun candidato ormai sfugge. Ecco che tutti sembrano diventare spin doctor di sé stessi ma se potessimo guardarci con gli occhi con cui ci vedono gli altri, si dice, spariremmo all’istante in molte occasioni.
La comunicazione politica in Rete prende vita nei suoi aspetti più esteriori e deteriori: sintesi, efficacia, ammicco… semplificazione, e come un fenomeno di poltergeist, gente che fino a ieri usava un linguaggio compassato o magari comiziante da arringa popolo, improvvisamente parla un gergo nuovo che io chiamerei ‘il social’. Risultato: tutti i candidati parlano nello stesso modo. E come si fa a dimenticare la campagna di Formigoni su Youtube, quella con il fioretto, con i jeans e i vari maglioni pastello (versione tempo libero dei blazer della Merkel) portati sulle spalle con le maniche annodate davanti? Se lo avete dimenticato rimetto il link
[youtube_sc url=”http://youtu.be/b39fFvRjf00″%5DPerché la politica che sa comunicare oggi dicono che sia questa.
Sempre più simile a un teatrino cui assistiamo con sconcerto, dal loggione come uno di quei vecchietti del Muppet show che dall’oscurità del suo palco demolisce qualsiasi numero della rivista. Lo ammetto, non riesco ad accettare che Monti adesso ci faccia gli smile, che Formigoni parli di For-maglioni come premio in palio per i suoi ‘fan’. Non accetto questa politica in cui gli elettori sono scomparsi per fare posto ai fan.
La politica dei followers, per intenderci, e attenzione: è molto diverso ‘follower’ da ‘elettore’. L’elettore ha una dignità e un potere: è lui che ti pesca e ti tocca con il dito, ti sceglie e ti sfila dal mazzo, il follower ti segue. E alla fine però la colpa è anche nostra: è diventato più facile scegliere l’uomo come si sceglieva il colore della pedina in un gioco da tavolo, sulla base di un gradimento… è così difficile e pesante avere una visione delle cose da confrontare con un programma. Su peragendamonti.it è nato una specie di Monopoli, un gioco da tavolo per misurare quanto si è paladini della montietà: si può essere i suoi testimoni, artefici, alfieri e protabandiera. Queste sono le regole del gioco. E il presidente Napolitano cosa ne pensa: il Quirinale d’ora in poi taglierà il mazzo o getterà i dadi?
Laura Carcano