Filosofia per dame

Last Updated on 15 Giugno 2011 by CB

Nell’era di social network, tweets, retweets, post, tag, capaci di influenzare l’esito referendario – come teorizzano con sicurezza gli editorialisti di questi giorni, proprio mentre dagli Stati Uniti sostengono che Internet ci rende stupidi, perché obbliga il cervello a saltare di continuo da una cosa all’altra, sacrifica la capacità tipica del pensiero di andare in profondità – Il frammento sta diventando una forma sempre più prediletta. Anche dagli editori.

E così un filosofo come Maurizio Ferraris, dopo aver scritto di decostruzionismo, ermeneutica, volontà di potenza nietzschiana eccetera, approda a un dizionario filosofico in forma di brevi frammenti che sono risposte – e non domande, secondo l’attitudine del filosofo – a un uditorio di ‘dame’ (è una collezione di lettere a un settimanale femminile) sulle voci più disparate. Si va da questioni metafisiche – il dono, la memoria, la pazienza – ad argomenti prosaici come le vacanze, lo stress, il lasciarsi, le gaffes, e naturalmente Facebook. Il tono è quello understatement di chi non ha grandi verità da rivelare ma piccole perle di buon senso, corredate, da vero breviario pop postmoderno, dai link – frecce all’interno del testo che rimandano ad altre voci correlate. Un esempio.

Vero (amore)

Stabilire se è vero amore (=> Anima, Animali, Coltivare (amicizie), Disaccordo) è piuttosto semplice quando la domanda riguarda gli altri. Se X è sempre lì che sbuffa e trova mille pretesti per non accettare i nostri inviti, se ha sempre qualcos’altro da fare, se armeggia in modo ossessivo con il telefonino e con il computer, bene, è altamente probabile che quello di X non sia vero amore, o che magari lo sia, e travolgente, ma non nei nostri confronti (=> Sole (dormire da) ).

Se invece siamo noi a chiederci se il nostro amore per X è vero amore la questione si fa più complicata. I romantici diranno che se ci stiamo chiedendo se amiamo davvero X in realtà non lo amiamo davvero, perché l’amore travolge e rifugge da fredde indagini: si ama, e non ci si chiede se si ama. Questo lì per lì, sull’onda delle passioni.

Ma spesso nella vita uno si trova impegnato in riflessioni più complesse , che inducono a una maggiore analiticità. Per esempio, io amo X, ma non sono sicuro di mettere su casa con lui. Sarà vero amore? O ancora, in genere qualche anno dopo: io amo X, ma sono al contempo attratto da Y. Quale dei due sarà il vero amore? E poi, poco più tardi: io amo Y, ma a questo punto X mi scatenerà addosso gli avvocati e mi ridurrà sul lastrico (=> Sex (and the City) ). Sarà vero amore? (A questo punto, ed è già qualcosa, la domanda riguarda solo l’amore per Y. )

Temo che siano delle domande futili, e questo perché l’amore, come l’angoscia, la noia, la paura (=> Autostrada, Basta!, Buio, Coraggio, Panico, Pazienza, Sentimenti, Vertigini, Volare) , non inganna: se lo si sente, vuol dire che c’è. Chiedersi se si ama davvero è dunque più o meno come chiedersi se quando ridiamo per una barzelletta ridiamo davvero. Se uno ride, o ama, ride o ama davvero, ci piaccia o meno che le cose stiano così. Poi magari si capisce che c’era poco da ridere in entrambi i casi, ma non possiamo farci niente. (pag. 166). (Cristina Bolzani)

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Maurizio Ferraris è professore ordinario di filosofia teoretica all’Università di Torino, dove dirige il Labont (Laboratorio di Ontologia). Editorialista di «la Repubblica», è direttore della «Rivista di Estetica» e condirettore di «Critique». Directeur d’études al Collège International de Philosophie, Fellow della Italian Academy for Advanced Studies in America e della Alexander von Humboldt-Stiftung, è anche visiting professor in università europee e americane. Ha scritto una quarantina di libri, tradotti in varie lingue, tra cui Storia dell’ermeneutica (1988), Estetica razionale (1997), Il gusto del segreto (con Jacques Derrida, 1997), L’ermeneutica (1998), Introduzione a Derrida (2003) e Dove sei? Ontologia del telefonino (2005, Premio filosofico Castiglioncello). I suoi ultimi libri sono Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce (2009) e Ricostruire la decostruzione (2010). Alla sua attività è stato conferito, nel 2008, il Premio filosofico «Viaggio a Siracusa». (da http://www.guanda.it)

 

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