Last Updated on 17 Aprile 2006 by CB
Rizzoli pubblica ma non pubblicizza il nuovo romanzo dell’eticissimo gruppo (quasi) anonimo Wu Ming, stavolta dell’ordinale 5 (Riccardo Pedrini): “Free Karma Food” è il titolo. Si tratta della consueta operazione di basso profilo commerciale che – da un lato – si avvale del marchio prestigioso e ben visibile in ogni libreria; dall’altro – è una delle scelte neopop/noglob più in voga – rifiuta la consueta pubblicità e la solita promozione del prodotto, confidando nella potenza di fuoco del passaparola fuori e dentro la Rete. I numeri danno in qualche modo ragione al progetto Rizzoli-Wu Ming (fino a ieri Einaudi), che riesce sempre a vendere alcune decine di migliaia di copie.
Tra allucinazioni e Apocalisse
Assai più interessante del neomarketing, però, è il libro stesso: un romanzo di fantascienza crepuscolare e molto molto pulp. Questa è la storia: tra il 2010 e il 2025 l’umanità è afflitta dalla Grande Morìa (delle vacche: proprio come i fratelli Capone, Totò e Peppino, con la malafemmina). Gli animali da carne – qualcuno ricorda l’encefalopatia spongiforme bovina, il morbo della “mucca pazza”? – diventano veicoli di infezioni mortali, e l’unica soluzione è abbatterli tutti (aviaria docet). Conseguenze immediate della morìa: il suicidio atomico di massa in India (dove le vacche sono sacre e abbatterle risulta meno sacrilego del fungo atomico), la migrazione dei superstiti negli “Stati” (non più “Uniti”), il crollo dell’apporto proteico “nobile” nell’alimentazione umana. Rimedio: hamburger di cane e gatto per la middle class, succulenti pasti di carne “U” per i ricchi. È utile spiegare che la “U” sta per “umana” e che una simile alimentazione comporta molti rischi profilattici e obbliga tutti all’assunzione di specifici prodotti disinfettanti. Ne godono i ristoratori specializzati (una gang da commedia nera), le case farmaceutiche (che producono ogni sorta di sostanza che favorisca questo neoconsumismo cannibale), e i dentisti che affilano (è la nuova moda) i denti dei clienti facoltosi affinché sbranino meglio le carni loro servite.
In questo mondo oramai pienamente transculturale, ma cannibalesco e definitivamente superclassista (sono preminenti i “maschi alfa”), in questo quadro da “fine del mondo”, si muovono i personaggi di Wu Ming 5: stilematici killer cacciacarne, fanatici “abbracciacarne” vegetariani paravegani, barboni-prede, ristoratori specializzati in U-food, e cinesi (potrebbero mancare nel romanzo più “global”?), esemplificati – potenza della sineddoche! – da un povero forzutissimo pazzo esperto di combattimento e di strategie planetarie. Tutti immersi nella più drogastica rappresentazione di un’umanità, dedita ora alle droghe di sintesi, ora alla cara vecchia eroina, ora ai sogni allucinati dell’LSD. Ma ogni gesto, ogni scelta, ogni opinione, in “Free Karma Food”, è collegata all’altra: l’assunzione della nuova straordinaria sostanza psicotropa (il “Cao Dai”, che è anche il nome di una pratica religiosa vera e propria teista e universalista) genera fame di carne umana, il consumo di questa ingenera il desiderio di sostanze psicotrope di lusso; gli hamburger di cane o di gatto sono assemblati con i grassi derivati dalla liposuzione dell’obesità (umana), e tutta la giostra gira gira gira, senza pietà e senza pace. Come in un fast-food, e non sembri un caso.
È curioso che – in ottemperanza alle mode e alle fedi letterarie ultracontemporanee – l’ipervedente e ironico autore individui (lo si legge in un’autointervista pubblicata sul sito di Wu Ming) i propri modelli in Borroughs, Ballard ed Ellroy e non, forse con maggiore onestà intellettuale, in Huxley (i maschi alfa!), Philip K. Dick (troppo scontato? Eppure Palmer Eldritch ha insegnato più di qualcosa anche a loro) o persino nel Vassalli di “3012” o, ancora, nel (vecchio) Benni di “Terra!”. Ma qui siamo in terra di provincia, e nemmeno per gli esorcismi cinesi è lecito pescare nella vasca da bagno.
(sl)
Su Internet
Wu Ming Foundation