Guido Guidi, non-luoghi del Nordest

Last Updated on 28 Agosto 2018 by CB

https://youtu.be/IRXI8-_-m8Q

Guido Guidi – tra i primi in Italia a fotografare i non luoghi marginali della provincia – racconta in questa mostra un Nordest ‘irrilevante’ , che spazia in particolare tra Veneto e Friuli e comprende opere dal 1990 a oggi. Nato a Cesena nel 1941, veneziano d’adozione (insegna allo IUAV) Guido Guidi è spesso accostato a Luigi Ghirri, l’altro fotografo ‘colto’ del paesaggio italiano. Se entrambi si sono influenzati a vicenda e hanno subìto una certa tradizione americana (Walker Evans, Stephen Shore) , differiscono nel fatto che Guidi è restato ancorato al mezzo e allo sguardo, mentre Ghirri è andato in certi casi oltre il visivo, verso approdi concettuali e tentativi di creare cataloghi. La poetica minimalista di Guido Guidi esplora i limiti (i confini,i margini, le periferie…etc) del paesaggio  senza romanticismi o spettacolarizzazioni, e nemmeno con l’intento di costruire una sorta di catalogo esaustivo della stessa serie vastissima e di non semplice definizione dei segni fotografati.

«I non luoghi – si legge nel testo di presentazione della mostra –  sono il prodotto della società contemporanea, divenuta incapace di integrare in sé i luoghi storici, invece confinati e circoscritti alla stregua di curiosità o di oggetti interessanti. I non luoghi sono pertanto incentrati solamente sul presente, rappresentativi della nostra epoca caratterizzata dalla precarietà assoluta, dalla provvisorietà, dal transito e dal passaggio e da un individualismo solitario.

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©Guido Guidi

Le persone transitano nei non luoghi ma nessuno vi abita: le persone sono come in una condizione di attesa: c’è chi aspetta un treno, chi un autobus, chi riposa aspettando di riprendere il lavoro, altri attraversano strade e piazze vuote, e poco trafficate. Guidi ha anticipato tutte le problematiche legate all’apparire dei non luoghi, e lo ha fatto poiché ha sempre inteso fotografare spazi ed oggetti esclusi da ogni attribuzione di significato e in genere dagli stessi sguardi coscienti delle persone che li incrociavano, ampliando così nello stesso tempo il terreno del fotografabile.

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©Guido Guidi

Le piccole città, che costituivano storicamente la struttura urbanistica del Friuli Venezia Giulia per come si era sviluppata nel corso dei secoli, oggi sono anch’esse svuotate dei loro abitanti e della loro storia, divenendo dei non luoghi dove vi si transita ma non vi si abita. Evidenti quei dettagli che Guido Guidi ha insegnato a osservare, come le tracce di vita scritte su un muro o su colonne, una baracca dove raccogliere la legna in montagna, un segnale stradale, un bar, un supermercato, e poi gli interni delle aziende artigiane dove ancora convivono con (i pochi…rari) giovani operai, gli oggetti e i segni più disparati rimarcati dalla sua poetica minimalista. Guidi ha quindi introdotto questi concetti rappresentando uno dei punti di maturazione unanimemente riconosciuti di tutta la storia della rappresentazione del paesaggio e dell’oggetto nell’arte.»

Guido Guidi. Guardando a Est
San Vito al Tagliamento, ex Essiccatoio Bozzoli
fino all’11 ottobre 2015

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©Guido Guidi

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