Last Updated on 27 Marzo 2004 by CB
Diciamolo subito, senza giri di parole. Il libro di Leonardo Messinese è un saggio la cui lettura richiede una certa dimestichezza con la materia. Anche perché ‘la materia’ è costituita dalle idee del filosofo Martin Heidegger – probabilmente il maggiore tra i pensatori del Novecento – e, ancora più in particolare, dalla sua interpretazione delle vicende storiche e filosofiche degli ultimi quattro secoli.Heidegger fissa un inizio (Cartesio) e un compimento (Hegel, Nietzsche) non solo per la filosofia moderna, ma per la stessa epoca moderna. E, infatti, la lettura del libro ci permette di affrontare questioni oggi ancora molto vive (il predominio della tecnica, la morte di Dio, la fine dell’umanesimo) che non possono essere abbordate senza risalire a quella che viene chiamata la «svolta cartesiana».
Heidegger osserva: «Nel contesto della liberazione dell’uomo dai vincoli della rivelazione e della Chiesa, la domanda della filosofia prima è: ‘Per quale via l’uomo giunge da sé e per sé a una prima verità incrollabile, e quale è questa verità prima?’. Descartes è il primo a porre questa domanda in termini chiari e precisi».
Alla fine della parabola moderna, però, quello stesso uomo che pensava di realizzare il dominio sulle cose e di estenderlo a tutta la terra, si trova ad essere ‘usato’ da qualcosa che sfugge al suo controllo: il dominio planetario della tecnica. Tuttavia, malgrado sia questo, per Heidegger, l’esito dell’epoca moderna, egli non è un ‘catastrofista’: «Io non vedo la condizione dell’uomo nel mondo della tecnica planetaria come una sciagura inevitabile e senza scampo, ma vedo il compito del pensiero appunto nel contribuire, nei suoi limiti, a far sì che l’uomo giunga almeno a un rapporto soddisfacente con l’essenza della tecnica».
Da questi pochi cenni appare chiaro che il libro che stiamo presentando è essenzialmente rivolto a un pubblico composto da professori e studenti di filosofia. Eppure ci viene il sospetto che la platea che l’autore aveva idealmente presente, quando scriveva il suo saggio, dovesse essere più vasta.
Ci viene da pensare che Messinese voglia parlare a ciascuno di noi e instillarci almeno il dubbio che la filosofia non sia ‘qualcosa d’altro’ rispetto alla vita e alle vicende storiche degli uomini e che, anzi, nella ‘faccende filosofiche’ ci siamo sempre dentro, anche se non lo sappiamo.
Si potrebbe dire, a tal proposito, che il problema non sia quello di dover ritagliare ‘noi’ uno spazio per quel sapere in apparenza d’altri tempi, nel gran mercato delle offerte culturali, ma piuttosto sia quello di capire che la filosofia occupa da se stessa il ‘suo’ posto, mentre sta a noi riuscire a vederlo e, poi, ad entrarci con una maggiore consapevolezza.
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Biografia di M. Heidegger