Il primo pranzo del signor di Norpois a casa nostra, un anno in cui andavo ancora a giocare ai Champs-Élysées, mi è rimasto impresso nella memoria perché, il pomeriggio di quello stesso giorno, andai finalmente, in matinée, a sentire la Berma, in Phèdre, e anche perché parlando con il signor di Norpois mi accorsi all’improvviso, e in modo nuovo, come i sentimenti destati in me da tutto ciò che riguardava Gilberte Swann e i suoi genitori differissero da quelli che la medesima famiglia ispirava a qualsiasi altra persona. (Proust, Recherche).
Il metodo letterario di Proust si rifaceva nel suo nucleo alla psicologia e quindi al problema di come riattivare elementi occulti dell’esperienza psichica a scopi terapeutici. Freud era un suo precursore per quanto riguarda la rappresentazione letteraria dei relitti mnemonici e della loro rielaborazione. Come Proust dopo di lui, ha rivelato nei suoi casi clinici gli strati più profondi di desideri ed esperienze dimenticati, tramite una tecnica complessa che operava impiegando strategie narrative moderne, come il flashback e il cambio di prospettiva. Riguardo al carattere particolare del Frammento e al suo modo di colmare i vuoti, Freud affermava, con un suo tipico paragone: «Di fronte all’incompiutezza dei miei risultati analitici non mi restava che seguire l’esempio di quei ricercatori che hanno la ventura di portare alla luce, dalla loro lunga sepoltura, mutilate, ma non per questo meno preziose, reliquie dell’antichità. Ho fatto cioè delle aggiunte a ciò che risultava incompleto secondo i modelli migliori a me noti da altre analisi, ma, come un archeologo coscienzioso, non ho trascurato di indicare in ogni caso dove la mia ricostruzione veniva ad apporsi alla parte autentica.»
La lettura non solo di questo, ma di tutti i casi clinici di Freud presenta quindi un carattere in certo modo tormentoso, che riflette la fatica del dialogo terapeutico e lo sforzo della ricerca analitica. Si può paragonare, come ha fatto Steve Marcus, la complessità della loro narrazione all’arte di poco successiva di Marcel Proust e alla sua tendenza a fondere insieme vari momenti e ricordi; le vestigia ormai crollate del passato vengono portate alla luce grazie a inserzioni ed excursus, associazioni e divagazioni, proprio come accade nell’impianto narrativo del grande romanzo di Proust Alla ricerca del tempo perduto (1913-1922) Proust dal canto suo aveva familiarizzato con questa tecnica grazie alla terapia con l’allievo di Charcot Paul Sollier, da cui era stato in cura, su consiglio del medico curante Edouard Brissaut, per diverse settimane nell’inverno 1905-1906, a causa di disturbi di tipo nevrastenico.
Se, per esempio, aveva fatto notare a Detaille, che naturalmente aveva annuito, come fosse bello il collo di Madame de Villemur, la quale, seduta in un altro gruppo, mostrava loro la schiena, la principessa non si peritava d’alzare la voce: «Madame de Villemur, il signor Detaille, da “da quel grande pittore che è, sta ammirando il vostro collo». Madame de Villemur coglieva in questa frase un invito diretto alla conversazione; con la disinvolta agilità che deriva dalla dimestichezza col cavallo, faceva lentamente compiere alla sua sedia una rotazione pari a tre quarti di cerchio e, senza per nulla scomodare i vicini, veniva a trovarsi quasi di fronte alla principessa. «Non conoscete il signor Detaille?» le chiedeva la padrona di casa, non accontentandosi dell’abile e pudica “conversione” della propria ospite. «No, non lo conosco, ma conosco i suoi quadri», rispondeva Madame de Villemur in tono rispettoso e incoraggiante, con un senso dell’opportunità che molti le invidiavano, non senza rivolgere al celebre pittore, che la domanda della principessa non era bastata a presentarle in modo formale, un impercettibile saluto. «Venite, Detaille, s’interponeva la principessa, voglio presentarvi a Madame de Villemur.» Quest’ultima, allora, per fare spazio all’autore del Rêve si avvaleva della stessa ingegnosità applicata poco prima nel girarsi verso di lui. (Proust, Recherche).
« […] Ecco, Françoise, guardate un po’ quel nuvolone nero dietro il campanile e quel brutto sole sulle tegole, la giornata non finirà di sicuro senza pioggia. Non era possibile che continuasse così, faceva troppo caldo. E più presto sarà meglio sarà, perché fin che il temporale non sarà scoppiato la mia acqua di Vichy non si deciderà a scendere», aggiungeva la zia, nella cui mente il desiderio di accelerare la discesa dell’acqua di Vichy aveva di gran lunga il sopravvento sul timore di vedere Madame Goupil con il vestito rovinato.
An example, from the moment in the Venice sequence where initial exhilaration collapses into melancholy, is something we might find in Pascal or La Rochefoucauld, as if it is not just the body that turns against ‘life’ but Proust himself: ‘Our love of life is no more than an old affair that we do not know how to discontinue. Its strength lies in its permanence. But death, which interrupts it, will cure us of our desire for immortality.’
Quando ebbi salutato Rosemonde e Gisèle, queste s’accorsero con stupore che Albertine rimaneva ferma senza seguirle. «E allora, Albertine, cosa fai? hai visto che ore sono? – Andate pure, rispose con autorità. Devo parlare con lui», aggiunse, indicandomi con espressione sottomessa. Rosemonde e Gisèle mi guardarono, compenetrate d’un nuovo rispetto nei miei confronti. Godevo sentendo che, almeno per un momento, agli occhi stessi di Rosemonde e di Gisèle io ero per Albertine qualcosa di più importante delle amiche, dell’ora in cui si deve tornare a casa, e potevo persino condividere con lei gravi segreti dei quali era impossibile metterle a parte. «Non ci vediamo stasera? – Non so, dipende da questo signore. Comunque, a domani. – Saliamo in camera mia», le dissi quando le sue amiche si furono allontanate.