Last Updated on 3 Febbraio 2004 by CB
Chi ha apprezzato il suo thriller psicologico in forma di monologo, I quindicimila passi, con quel suo stile che ricorda tanto gli avvitamenti ossessivi-compulsivi di Thomas Bernhard; chi conosce Vitaliano Trevisan, resterà forse sorpreso di sapere che ha scritto il soggetto e la sceneggiatura dell’ultimo film di Matteo Garrone, unico italiano in concorso a Berlino. E che ne è un attore protagonista. E in libreria arriva una sua raccolta di raccontiIl film si chiama Primo amore. Vittorio cerca una donna che corrisponda al suo ideale. Con un annuncio incontra Sonia, una ragazza con molte qualità ma che pesa 57kg; troppi. Lui, che di mestiere fa l’orafo, vorrebbe modellare il suo corpo e la sua mente come il fuoco fa con l’oro dei suoi gioielli. La storia di una passione malata. Che trasforma in un’iperbole la tentazione di forgiare l’Altro.
Anche nelle narrazioni fulminee di Shorts le situazioni più semplici vengono portate all’eccesso, diventano dis-peranze vissute sulla linea di confine dell’equilibrio mentale; una condizione da cui trapela in filigrana una angosciante sur-realtà: quella dell’amata-odiata provincia, dell’identità, del lavoro.
Per quanto si cammini, non c’è via di fuga, ma la fuga resta la tentazione più grande.
«Non ho lavoro. Non ho la morosa. Non ho amici. Così ho molto tempo. Sono un privilegiato: tempo e spazio si possono entrambi occupare, ma io preferisco occupare solo il tempo, attraversando lo spazio. Per questo cammino in continuazione. Dove vado non ha importanza: mantenere una direzione è puro pretesto per tenere l’equilibrio, condizione essenziale per continuare a camminare».
Anche la sua scrittura, è in costante cammino, in perfetta osmosi con i personaggi. L’italiano di Trevisan è levigato e musicale, ma anche colmo di ripetizioni, di precisazioni. Rifugge da tutte le etichette della letteratura ‘giovane’. Non assomiglia a nessun altro che a se stesso (e al misantropo austriaco…)
(Cristina Bolzani)