Icone del dolore e coscienze spente

Last Updated on 31 Dicembre 2021 by CB

La Sontag studia il rapporto tra il mondo e la sua rappresentazione fotografica, ambito di cui nel suo saggio ‘On photography’, aveva tracciato una brillante investigazione.Ma nella sua analisi si ostina a rimanere ‘nel mondo’, respinge cioè una certa maniera sociologica, francese perlopiù, che tende a demonizzare i media (parola questa che Sontag non ama usare, sembrandole una coperta che raccoglie troppi significati).

La Sontag non crede, per dirla alla Baudrillard, che i mass media abbiano compiuto il ‘delitto perfetto’, abbiano cioè ucciso la realtà sostituendosi ad essa. Anzi, questa lettura le sembra fin troppo comoda. Perché permette a tutti noi di ‘rimuovere’ quello che sta davvero succedendo nel mondo.

Il senso di ciò che accade può essere ‘eroso’ dalla sua rappresentazione fotografica? Vent’anni fa la Sontag ne era convinta, ma oggi torna sui suoi passi per cercare invece un valore documentario forte, nelle immagini.

La fotografia è un documento che produce un ‘pensiero critico’, dunque non necessariamente emotivo. Spesso si dice che le immagini di guerra ci lasciano ormai apatici, ma non è detto che esserne commossi sia la reazione ottimale.

La reazione ottimale è il pensiero che l’immagine suscita. La rappresentazione interroga la nostra coscienza, pone domande alla nostra mente. Deve farci pensare che quella cosa accade davvero, e perché accade, e chi la mette in essere.

Non possiamo permetterci l’indifferenza. (cb)

da Davanti al dolore degli altri, Mondadori, Milano 2003
“Nessuno, giunto ad una certa età, ha il diritto di avere questo tipo di innocenza o di superficialità, o questo grado di innocenza o amnesia”.

Biografia
Susan Sontag ha scritto, tra i saggi, Sulla fotografia, Stili di volontà radicale, Contro l’interpretazione, Malattia come metafora.

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