Il Barone di Münchhausen

Last Updated on 18 Gennaio 2012 by CB

Chissà perché i due baroni più famosi della letteratura sono così eccentrici. Quello rampante, Il giovane Cosimo Piovasco inventato da Calvino, un giorno decide di vivere sugli alberi, a sfregio dei conformismi terreni e coltivando fino alla fine dei suoi giorni un solitario distacco.  E poi c’è lo spaccone di Münchhausen, che raccontava storie improbabili e buffe, tipo un viaggio sulla Luna a bordo di una palla di cannone. Oggi il secondo di questi classici dell’adolescenza è pressochè ignorato dagli editori e lettori italiani.

Il Münchhausen avventuroso – ispirato a un omonimo realmente esistito nel Settecento – è la creazione di Rudolph Erich Raspe, dotto bibliotecario di Hannover, nonché professore di archeologia e truffatore saltuario causa debiti. Raspe è diventato famoso per aver pubblicato nel 1785 le avventure del Barone, in inglese e in forma anonima. L’opera è diventata poi famosa nella traduzione tedesca del poeta Gottfried August Bürger. E’ celebre un’edizione con illustrazioni di Doré del 1862.

Il cinema ha molto amato le avventure iperboliche del Barone. C’è una prima versione già nel 1911, un altro film muto ma italiano nel 1914. Ma la più straordinaria, per effetti speciali e humour tra Lewis Carroll e Monty Phython, è quella di Terry Gilliam, del 1989, con Robin Williams, Uma Thurman, Sting, Valentina Cortese, scenografie di Ferretti, costumi di Pescucci.

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 Io penso che i mondi immaginari siano solo un po’ meglio della realtà. Il mio problema è che non accetto la realtà, come me la trovo davanti alla televisione o nei bar. Si tratta certamente di una menzogna più grande di quella dei mondi presunti immaginari. In Münchhausen, la realtà è la guerra, la gente che muore, che crepa di fame, chiusa nella città. Questa è la vita vera. E il Barone dice: “C’è un altro mondo, pieno di giganti, di teste che volano, dove potete andare sulla luna e danzare in cielo”. Penso che questo sia più interessante dell’altro; ma non è necessariamente migliore. (T. Gilliam)

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