Il Libretto Rosa

Last Updated on 12 Ottobre 2011 by CB

Nella cultura è tempo di Manifesti. E dopo la presa di posizione dei TQ, i trenta-quarantenni che lavorano in campo editoriale e affinano le armi teoriche di una rivoluzione nel loro settore, arriva quello a favore del lettore italiano, “giudicato alla stregua di minus habens privo di senso estetico e capacità critica”, dato che l’industria editoriale “se lo prende in considerazione è solo per profilarne i comportamenti d’acquisto”.

E’ un libro, anzi un ‘libretto’ (36 pagine scaricabili dal sito di Finzioni) originale e apprezzabile negli intenti. Del ‘Nonalogo’ (o anche NON-HA-LOGO,) ci colpisce la prima voce, aldilà dell’enunciato pop (Leggere è fico), perché ribadisce il piacere della lettura, già luminosamente dispiegato dai saggi di Harold Bloom, per esempio; 3. I lettori hanno sempre ragione, nell’incipit asserisce che “il valore di un libro può essere solo ed esclusivamente determinato dal giudizio che i lettori ne danno nel corso del tempo” (azzerare la funzione dei critici? Non ci convince; augurarsi dei critici preparati e leggibili, piuttosto; ma al punto 6. si dice che I critici sono noiosi; a noi sembrano tuttalpiù inesistenti, e spesso gravemente acritici) , giudizio ora articolato in una voce pubblica che ha adeguata voce sulla Rete. Invece è convincente l’elenco di richieste agli editori: ristampare le opere fuori catalogo, edizioni nuove con apparati critici aggiornati, senza refusi, prezzi più bassi possibili, preservare il pluralismo culturale.

Al punto 4. la rivoluzione. Sono i libri ad aver bisogno di noi lettori. Al culmine di un paragone che vede i lettori come oche “da rimpinzare per cavarne fuori il foie gras con cui ungere i propri conti in banca”, Finzioni scrive: “Noi non chiediamo di essere bombardati da libri pensati, scritti e pubblicati avendo in mente un insieme di beoti”.

4. La letteratura è fatta di discorsi sui libri. Posto che in questo Paese non esiste più alcuna auctoritas – non l’hanno gli editori, né la scuola né i “sedicenti intellettuali”, “l’unico predicato legittimo sarà l’aggettivo ‘valido’, ciò ‘che possiede un valore per chi parla’ “. “E’ valida quell’opera che più di altre riesce ad alimentare, nel tempo, i discorsi tra i suoi lettori”. E questo potere, questa auctoritas ce l’hanno i lettori (per cui al 7. La letteratura è sempre un fatto sociale).

5. L’autore dura un attimo, no al culto della personalità. 8. Il mondo funziona come una storia che noi leggiamo, Borges docet; i lettori abitano la raccolta interminabile, la Biblioteca/Universo.

Infine, 9. Il futuro è negli immaginari dei lettori.

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Intervista a Finzioni – Jacopo Cirillo e Carlo Zuffa (fondatori del progetto)
Jacopo Donati, Michele Marcon, eFFe (capiredattori delle sezioni del sito)

(di Cristina Bolzani)

Il vostro ‘Nonalogo’ rivendica i diritti dei lettori e la forza sociale, il valore del discorso attorno ai libri. Il lettore è al centro. Come è nata in voi questa idea ?
Per prima cosa vogliamo evitare ogni fraintendimento. Il Libretto Rosa non è una “carta dei diritti” dei lettori, ma piuttosto la riaffermazione del ruolo centrale dei lettori nel mondo editoriale, un ruolo troppo spesso dimenticato, o volutamente ignorato, da parte degli altri soggetti che lo abitano. Eravamo stanchi di un modo di fare e di parlare di libri così gerarchico, chiuso, corporativo. Preferiamo una lett(erat)ura libera, aperta alla partecipazione di tutti, feconda, che tenga conto del lettore in ogni sezione della piramide editoriale.

Ci sono richieste molto condivisibili, per esempio ristampare le opere fuori catalogo, evitare i refusi eccetera. Ma che tipo di ascolto vi aspettate dagli editori?
Ci aspettiamo un ascolto che porti a una maggior vicinanza col lettore: una vicinanza che permetta all’editore di sentire l’opinione del lettore e che incentivi il lettore ad avere un ruolo ancora più attivo e soprattutto che questo ruolo gli sia riconosciuto. In fondo, gli editori sanno bene che la fortuna di un libro la fanno i lettori. E sanno bene che se questi si organizzano, parlano tra di loro, si scambiano pareri, essi saranno tenuti ad ascoltare se vogliono continuare a produrre libri che si vendono. Quello che ci aspettiamo è la diffusione di una serie di buone pratiche, di cui l’apertura al lettore e il dialogo siano il fondamento: sono esattamente quelle che abbiamo elencato nel punto II del nostro nonoalogo, e sulle quali stiamo lavorando.

Il vostro Libretto annulla la distanza tra leggere e scrivere e fa della lettura un atto attivo. Come stanno reagendo i lettori della Rete a questo?
I lettori non stanno reagendo a questo: lo hanno inventato, da sempre. Il Libretto Rosa non è che l’espressione di ciò che sta già accadendo da tempo e che noi abbiamo solo messo per iscritto. Sostenere che lettura e scrittura sono aspetti complementari di uno stesso processo creativo serve semplicemente ad abbattere le divisioni di casta e a far sì che la letteratura diventi il fluido dialogo che avviene sul testo e nel testo da parte dello scrittore e dei lettori. La lettura è creativa/attiva per sua stessa natura.

Nel Libretto Rosa i critici sono spazzati via, con sprezzante humour. Non esiste proprio nessuno critico, anche relativamente ‘giovane’, o anche del passato, che vi convinca della funzione comunque necessaria, per quanto ampiamente decaduta, di questa figura?
Non si tratta di fare nomi, e nemmeno di distinguere i “vecchi” dai “giovani” o i “buoni” dai “cattivi”. Il critico a ben vedere è un lettore che è riuscito in maniera più efficace a far sentire la sua voce a una platea di altri lettori. Ma quando le due figure sono perfettamente sovrapposte, quello del critico diventa un mestiere, con la sua strumentazione e le sue tecniche. Per noi il problema dei critici italiani consiste nel fatto che il loro lavoro non solo non riesce a diffondere la lettura, ma al contrario, spesso ne allontana. Noi non diciamo che i critici vanno spazzati via, diciamo che sono noiosi. Mestieranti, narcisi, autoreferenziali. Ben altra cosa è la critica: quella la fanno i lettori, nei loro reciproci discorsi.

Qualche mese fa è stato diffuso dalla stampa un altro Manifesto, quello del movimento dei TQ. Cosa ne pensate? Ne condividete degli aspetti? Che esito avrà?
Qualsiasi tentativo di cambiare lo stato di cose esistenti nel mondo dell’editoria e più in generale della cultura italiana trova il nostro favore. Naturalmente cambiano i metodi, ma anche i modelli di riferimento. Quello che notiamo è che il movimento TQ è composto da professionisti del settore editoriale e da intellettuali che stentano a staccarsi da paradigmi e pratiche ormai obsolete. Noi non crediamo nella cosiddetta autorialità, non usiamo paroloni come “letterarietà”, ma questo non significa che non sappiamo distinguere un buon libro da un pessimo libro. Crediamo molto nella rete come strumento di dialogo, mentre invece sembra che il movimento TQ faccia ancora molta fatica a comprenderne le dinamiche e il funzionamento: per esempio, nessun membro di TQ ha speso una parola sul nostro Libretto Rosa, nonostante il fragore che ha avuto sulla Rete: è un silenzio che la dice lunga sull’ampiezza del loro sguardo. Tuttavia essi si occupano di problemi e questioni che a noi stanno molto a cuore e sui quali lavoriamo da tanto tempo: le librerie indipendenti, il destino delle biblioteche, i libri che meritano una ristampa ecc. Su tali faccende auspichiamo la più ampia condivisione e partecipazione, perchè esse hanno davvero bisogno delle energie di tutti.

Finzioni Magazine è da mesi il primo nella classifica dei blog letterari. Ci raccontate un po’ la vostra storia? Quali altre idee avete in cantiere?
Finzioni è nato nel dicembre del 2008 a Faenza da un’idea di Jacopo Cirillo e Carlo Zuffa e si è presto ampliato coinvolgendo un numero sempre maggiore di persone. Per quasi due anni abbiamo creato una rivista mensile scaricabile gratuitamente in pdf dal sito e spedita a prezzo di stampa a chi voleva abbonarsi. Dopo 20 numeri abbiamo preferito concentrarci di più sul web, allargando sensibilmente la redazione e iniziando a occuparci anche di news ed ebook. Dopo quasi tre anni di lavoro, passione ed entusiasmo di oltre 30 persone – tutte rigorosamente volontarie – Finzioni è primo nella classifica dei blog letterari e, da questo mese, anche in quella dei blog culturali. La soddisfazione è tanta, ma altrettanto lo è la voglia di impegnarci ancora di più. Per il futuro abbiamo molte idee in cantiere: la prima sarà quella di riscrivere il Libretto Rosa integrandolo con tutti i commenti, le critiche e le considerazioni che abbiamo raccolto sul web, per farne davvero un progetto di lettori, di tutti i lettori.

 

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