Last Updated on 11 Agosto 2013 by CB
E’ vista come l’erede di Louise Bourgeois, e insieme a lei è in mostra ad Avignone in questi giorni.
Kiki Smith ne condivide – la scultrice e pittrice statunitense nata a Norimberga nel 1954, figlia dello scultore minimalista Tony Smith – la rappresentazione di figure soprattutto femminili, la creazione di disegni ispirati all’anatomia – con i quali esordisce alla fine degli anni Settanta – il destino a essere catalogata come artista ‘femminista’ (però, a differenza di Bourgeois, lei si è schierata apertamente per il movimento femminista); e poi l’energia eclettica applicata con diverse tecniche e materiali.
Se ne differenzia perché mentre nell’arte di Bourgeois c’è un’ispirazione psicoanalitica, in Kiki Smith prevalgono la ricerca sul corpo umano e sulla sua costruzione culturale, mostrando implicazioni politiche e culturali del corpo come soggetto/oggetto dell’atto artistico. Kiki Smith indugia sulla rottura dell’equilibrio originario tra uomo e ambiente naturale Rispetto alla sua maestra, c’è in lei una visione ugualmente angosciosa ma meno cerebrale e autobiografista,
più aperta al simbolico e agli archetipi. Kiki Smith si ispira al mito, alla fiaba, alla letteratura e alla scienza naturale. Le favole la stimolano alla rappresentazione delle strutture dell’inconscio; le scompone per evidenziarne il sostrato angosciante, smontando ’“e vissero tutti felici e contenti”.
La sua carriera è segnata dalla sperimentazione continua. Ha utilizzato il bronzo, la cera, la carta, il vetro, il legno, il gesso, le resine plastiche e gli elementi organici. Le sue opere vanno dalla scultura al disegno, dai video alle installazioni, alla fotografia. E poi editoria, moda, gioielli. E’ tra gli artisti più quotati a livello internazionale. (in alto, scultura di Kiki Smith al Palais des Papes di Avignone, a sinistra, Born).
Conjuring a World full of Wonder
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