Last Updated on 19 Aprile 2004 by CB
Solo lei poteva inventarsi di scrivere la biografia della sua assassina. Solo lei poteva dare alla protagonista del suo ultimo libro il nome Plectrude, e come se non bastasse, farla nascere in prigione da un’uxoricida, che poi si suicida. Gli ingredienti per una delle sue inconfondibili vicende ci sono tutti. Compreso il finale a sorpresa.Anche nel suo ultimo libro (l’ultimo tradotto in italiano, in realtà ne ha scritto un altro, il suo dodicesimo, dal titolo Antéchrista) la scrittrice – belga ma nata in Giappone nel 1967 – mette in gioco alcuni dei suoi temi ricorrenti. Innnanzitutto la sua capacità di vedere il mondo con gli occhi di una bambina: una bambina, come Plectrude, sempre un po’ distaccata, enigmatica, diversa dagli altri bambini, anticonformista prima ancora di imparare una qualsiasi ‘forma’.
Questo Dizionario dei nomi propri riprende in qualche modo il filo del suo precedente Metafisica dei tubi, nel mettere al centro della vicenda, con toni meno ironici del solito, una bambina ostinata e il suo difficile rapporto con il cibo; un tema molto vicino alla scrittrice, che ha sofferto di anoressia. Ma se in Metafisica la Nothomb parla del cibo in un senso metaforico, facendone lo spunto di una filosofia dell’esistenza – per cui afferma che «vivere è rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo del buco del lavandino» -, in quest’ultima storia sono ben presenti il desiderio di autodistruzione e l’indifferenza del mondo circostante.
C’è sempre un senso dell’innocenza perduta (forse mai esistita se non nella mente degli adulti), e anche un’ossessione costante, nei suoi racconti. L’ossessione di Plectrude è per la danza. Altrove, nei suoi libri precedenti, il tratto ossessivo è nella presenza dei dialoghi dalla logica serrata, con cui personaggi logorroici si sfidano all’ultima battuta, in un crescendo che rasenta la follia. E’ il caso di due suoi romanzi in particolare, entrambi tra i più riusciti, come Igiene dell’assassino e Cosmetica dell’assassino.
Amélie Nothomb è ormai una scrittrice di culto, che ha un suo pubblico di fedelissimi e non manca di incuriosire ogni volta. E anche se la sua penna al vetriolo può essere più o meno graffiante, più o meno divertente, il suo stile si è ormai affermato come un sano contrappunto a ogni tipo di buonismo. La letteratura con il marchio Nothomb ci è diventata una necessaria serie di variazioni sul tema del ‘nero’.
(Cristina Bolzani)
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Amélie Nothomb