Il posto delle fragole

Last Updated on 20 Maggio 2004 by CB

copLa sceneggiatura del capolavoro cinematografico del regista svedese è a sua volta un capolavoro, letterario. Nella nuova traduzione basata sul dattiloscritto originale bergmaniano, ripercorriamo il viaggio interiore del protagonista, nel giorno del coronamento della sua carriera di medico e ricercatore; un ri-conoscimento che gli fa dire: Sono morto. Anche se vivo.

Nel giorno in cui si mette in viaggio, insieme alla nuora Marianne, per partecipare alla cerimonia del suo giubileo, Isak Borg mette a fuoco una nuova coscienza dell’uomo che è diventato, della sua natura egoista e fredda. La prima voce accusatoria è quella della fedele governante Agda, che si chiede come abbia fatto a resistere per tutti questi anni alla sua spaventosa tirannia. Poco dopo, in macchina, il giudizio pacato e spietato di Marianne: Tu sei un vecchio egoista, papà Isak. Sei del tutto senza scrupoli e non hai mai ascoltato nessun altro che te stesso. Ma lo nascondi bene dietro la tua aria raffinata da gerntiluomo e i tuoi modi affabili..

I due ospitano per un passaggio una coppia inacidita – proiezione del suo matrimonio infelice – e tre ragazzi, uniche presenze gioiose, per quanto turbate da conflitti spirituali; tra i quali Sara, vitale e generosa, «specie di risarcimento postumo alla moglie di Isak – scrive Paolo Mereghetti nella postfazione – che non era stata capace neppure col tradimento di scuotere l’egoismo affettivo del marito.»

Il posto delle fragole è un luogo archetipico che rappresenta la complessa geografia degli affetti, dove l’Io è fotografato nella fluida traiettoria tra quello che era e quello che è diventato, o tra quello che teme e quello che (ancora) desidera. E’ un’opera viva, nella secca evidenza dei dialoghi; leggendola si è portati a fare lo stesso viaggio del protagonista, attraverso il tempo, e attraverso gli occhi degli altri.

E’ un romanzo psicologico profondo e complesso, ma reso con grande sobrietà, senza gli appensantimenti simbolici del Settimo sigillo. La storia di Isak passa agile tra racconto del presente, sogno e memoria; il tutto soffuso della stessa qualità di ‘reale’ epifania.

Nella sua autobiografia Immagini, Ingmar Bergman racconta che Il posto delle fragole gli fu ispirato da un «aspro dissidio» tra lui e i suoi genitori. «Modellavo un personaggio che esteriormente somigliava a mio padre ma che ero io in tutto e per tutto. Io, sui trentasette anni di età, tagliato fuori dalle relazioni umane, che recidevo i rapporti, autosufficiente, chiuso, non solo abbastanza fallito ma completamente fallito. Coronato dal successo, però. E bravo. E per bene. E disciplinato.»

«Nel corso della vicenda – continua Bergman – scorre un unico motivo, plurivariegato: scarsi risultati, povertà, vuoto, nessun condono. Non so ora, né sapevo allora, quanto io, attraverso Il posto delle fragole, facessi un appello ai miei genitori: guardatemi, capitemi e, se possibile, perdonatemi.»

Ma la storia non risulta così pessimistica, mostra una evoluzione dei rapporti interpersonali. Il sorriso finale di Isak, nonostante la prossimità della morte e lo sguardo ormai disincantato su se stesso, riesce a essere rasserenante. (Cristina Bolzani)

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