Iris Murdoch, dei romanzi e delle relazioni

Last Updated on 20 Aprile 2021 by CB

Nella scrittura di Iris Murdoch c’è una tale fluidità espressiva e felicità nella resa dei caratteri, che non stupisce ritrovare gli stessi talenti nel suo romanzo giovanile La campana.E la scelta dell’ambientazione – una comunità laica a ridosso di un monastero, nella campagna inglese – evidenzia l’essenza filosofica della sua vena narrativa. E’ un limbo infatti, Imber Court, un luogo neutro che favorisce le rivelazioni. Attorno al suo lago/metafora – dalle profondità che ciascun personaggio deve sondare – si muove un gruppo di persone, tutte in qualche modo turbate e in cerca di pace. Persone «che non riuscivano a vivere né nel mondo né fuori di esso». Le vicende del piccolo gruppo si muovono attorno a due personaggi: Michael, fondatore della comunità, aspirante sacerdote, omosessuale lacerato tra i sensi di colpa, le rinunce e il richiamo dei sensi; e Dora, inquieta e sempre più insofferente ad accettare il ruolo remissivo di moglie di un ottuso, prepotente e violento studioso. E poi c’è Toby, un ragazzo in vacanza pre-college, il dissoluto Nick, e la sorella gemella Catherine in procinto di prendere i voti. Al centro della storia, anche, una campana medioevale, e una nuova campana.


Le emozioni esistono realmente in fondo alla personalità o in cima. In mezzo, sono recitate. Questo perché il mondo intero è un palcoscenico, per cui il teatro è sempre popolare ed esiste
…, pensa ad un certo punto il protagonista, Charles Arrowby, dall’alto della sua fama di attore e drammaturgo sessantenne. Un personaggio che tiene avvinghiati alle seicento e più pagine di ricordi, flussi di coscienza e dialoghi, tra filosofia, diario e melò. Come nel romanzo Il mare, il mare anche nella Campana c’è un impianto di tipo teatrale, fortemente metaforico, dove ricorre un suo tema tipico, il contrasto tra religiosità e impulsi sessuali, insieme all’ambiguità del sentimento amoroso: perché, come lei stessa afferma, «l’amore è la realizzazione estremamente difficile che qualcos’altro oltre a se stessi è reale». I personaggi di questo romanzo, non a caso, sono incapaci di vedere chiaro in se stessi, immersi – per usare una parola che ricorre spesso – in una dimensione «caliginosa».

Il linguaggio di Iris Murdoch è elegante; la trama, piena di colpi di scena; la curiosità, tipica del filosofo, di indagare la natura umana con i suoi complessi meccanismi, con le sue ambivalenze.

Ha detto un’altra grande scrittrice del Novecento inglese, Antonia Byatt, che la Murdoch vuole scoprire «come funzionano gli esseri umani». E nel farlo indaga nel loro tempo, nel loro ‘vissuto’, nella relazione necessaria tra passato e presente. Alla ricerca dei temi ricorrenti, di ciò che (comunque) ritorna. Come accade nella vita di Michael, quando un amore presente appena sfiorato lo induce a riconoscere il valore di un amore passato, non vissuto per paura, che lui ha inabissato nella memoria; un ritorno che lo rende infine consapevole del disegno della sua vita. Dora alla fine dipinge il lago; è in grado di farlo, dopo averne ‘estratto’ una sua verità. E la nuova campana suona.

Il primo romanzo di Iris Murdoch, Sotto la rete, oltre che essere divertente e witty, è anche una chiave per poter apprezzare tutta la sua narrativa. Da qui parte la tendenza a far vivere una coppia di personaggi tra loro contrari, dal cui confronto si articola la materia ambigua e psicologica della sua scrittura.In questo caso si confrontano, nella Londra degli anni Cinquanta, lo scrittore e traduttore (e voce narrante) Jake, e il suo eccentrico amico e filosofo Hugo, maestro nella fabbricazione di fuochi d’artificio e nella capacità di far ‘brillare’ i qui e ora della realtà. Tra la ricerca di un tetto sotto cui rifugiarsi e i continui sensi di colpa per aver scritto un libro che vampirizza la sua amicizia con Hugo riportandone i dialoghi, Jack incontra le sorelle, entrambe attrici, Sadie e Anne. Di quest’ultima scopre di essere da sempre innamorato. Ma lei ama Hugo, che invece è interessato a Sadie, la quale è attratta da Jack. Sembrerebbe un intreccio banalmente sentimentale. Invece l’intelligenza frenetica e inquieta del protagonista alla ricerca di una rinascita interiore dà il senso della storia. Che è, nel suo significato ultimo, la ‘discesa’ del giovane scrittore dal mondo delle idee, e delle nevrosi, a una dimensione in cui le altre persone esistono. Grazie, anche, a un confronto finalmente consapevole con l’amico – e sua antitesi – Hugo. In tutto ciò c’è anche un cane-attore, Mars, prima rapito a fini ricattatori, poi insostituibile comprimario della nuova vita di Jack, viatico nel suo viaggio nella realtà.

Decisamente, Iris Murdoch ispira da parte degli uomini con cui ha avuto una relazione una sorta di resa dei conti pubblica. Per esempio, un libro rivela dettagli intimi dettagli di una relazione tempestosa durata trent’anni tra la scrittrice e un suo ex studente universitario, David Morgan. Tanto per non avere dubbi sulla burrascosità del rapporto, il titolo è With Love and Rage: A Friendship with Iris Murdoch. Il libro racconta la storia iniziata quando Morgan aveva 24 anni e Ia Murdoch 44, nel periodo in cui era insegnante di filosofia al Royal College of Arts di Londra, dopo aver avuto cattedra ad Oxford. Il colpo di fulmine tra i due scoppiò mentre Iris Murdoch rileggeva la tesi di laurea del giovane studente, che aveva incontrato la prima volta nel febbraio 1964. Nel libro Morgan, oggi docente al Chelsea College of Art and Design, ricorda con precisione quando e come si scambiarono il primo bacio nella casa londinese di lei, mentre entrambi erano seduti su un divano a guardare le illustrazioni di un libro d’arte. Secondo David Morgan, che nel libro pubblica alcune delle lettere d’amore della scrittrice, la loro relazione passò in breve dall’amore alla furia. Dopo due anni di amore intenso, i due continuarono a scambiarsi lettere, spesso incandescenti, per quasi ventinove anni. Si incontrarono per l’ultima volta nel 1995 alla stazione londinese di Paddington, un mese prima che alla ormai settantenne scrittrice fosse diagnosticato il morbo di Alzheimer. Ricordando il bacio che le dette sulla fronte, David Morgan scrive: “Iris mi riconobbe appena”.

Ma Iris Murdoch ha ispirato ben altro livore da parte di un suo ex amante, Elias Canetti (peraltro rivelò quel suo innamoramento improvviso al marito, lo scrittore John Bayley, che aveva sposato pochi anni prima, nel 1956). In Party sotto le bombe è possibile leggere una pagina del premio Nobel della letteratura davvero velenosa (e sorprendentemente mediocre) verso Murdoch. Si potrebbe definire Iris Murdoch il ragù alla Oxford. Tutto ciò che detesto nella vita inglese ha messo radici in lei. E’ facile immaginarsela mentre parla ininterrottamente ai suoi allievi, in qualità di tutor, e mentre altrettanto ininterrottamente ascolta: al pub, a letto, conversando con amanti di ambo i sessi, scrive Canetti. Solo qualche anno fa è venuta alla luce un’altra relazione, molto significativa per la scrittrice. Una raccolta di 120 lettere scritte da Iris Murdoch rivela i sentimenti per una delle sue amiche più intime dai tempi dell’università. La scrittrice incontrò Philippa Foot, studente di filosofia che sarebbe diventata docente al Sommerville College nei primi anni Quaranta. Nonostante la loro amicizia a volte fosse stata messa a dura prova, le due rimasero vicine ed ebbero una breve relazione alla fine del 1960.

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