Last Updated on 6 Aprile 2004 by CB
Perché guardare gli animali? Cosa raccontava August Sander ai suoi modelli prima di fotografarli? In che senso possiamo accostare l’opera di Francis Bacon a quella di Walt Disney?Nella raccolta di articoli di John Berger ricorrono molte domande solo all’apparenza stravaganti, che sanno mettere in evidenza, insieme allo sguardo originale del critico inglese, la complessità celata nel semplice atto del guardare.
Guardare una fotografia è un processo che può risvegliare contraddizioni insanabili. Le fotografie di guerra per esempio – e il nostro tempo ne è tragicamente ricco – da una parte sono giustificate dall’esigenza di risvegliare le coscienze di chi guarda. Ma l’assuefazione che subentra alla violenza ‘contemplata’ è tale, per cui interviene non tanto il risveglio quanto un senso di inadeguatezza morale.
«Guardare una foto che ci mostra un momento di agonia può distogliere la nostra attenzione da un problema più generale e pressante: le guerre di cui vediamo le immagini sono in genere combattute – direttamente o indirettamente – in “nostro” nome. Se ciò che vediamo ci fa orrore, immediatamente dopo dovremmo reagire alla nostra mancanza di libertà politica. I sistemi politici attuali non ci concedono alcuna possibilità legale di influire concretamente sullo svolgimento delle guerre combattute in nostro nome».
Nell’immagine fissata dalla macchina, poi, è insita anche un’altra violenza: quella con cui lo scatto – parola usata per armi e macchine fotografiche, nota Berger – isola quel preciso momento fotografico da tutti gli altri momenti.
Altrove viene focalizzato quello che Barthes chiamerebbe il punctum della fotografia, l’elemento che sorprende e dà maggiori informazioni. Che può essere, per esempio, negli abiti indossati dai tre uomini, nella foto di Sander dei Contadini che vanno a una festa da ballo(1914), un’immagine che «ci fornisce tante informazioni quante se ne possono trovare nelle pagine di un maestro della descrizione come Zola».
O nell’impermeabile indossato da Giacometti, nella foto che Cartier-Bresson gli scattò, in un giorno di pioggia a Montparnasse, nove mesi prima che l’artista morisse: tirato su fino a coprigli la testa, gli dà l’aria di un sopravvissuto, indifferente al mondo, racchiuso nella sua – non tragica ma nemmeno evitabile – solitudine. Come le sue esili, ma irriducibili, sculture. (cb)
Biografia
John Berger, 78 anni, inglese nato a Londra, formatosi in primo luogo come pittore, poi divenuto critico d’arte, è autore di saggi (tra cui Ways of Seeing, che la rete televisiva BBC ha trasformato in una serie TV, romanziere (vince il Booker Price con G nel 1972), sceneggiatore (scrisse, tra l’altro, in collaborazione con il regista svizzero Alain Tanner, Jonah qui aura 25 ans l’an 2000 e quattro piece teatrali), giornalista (su El Pais, The Guardian, The Independent, Frankfurter Rundschau). Torino ospiterà una rassegna dedicata a lui, dal 27 al 30 maggio. Ci saranno una mostra fotografica, una rassegna di film sceneggiati da lui o ispirati a sue opere, un laboratorio e due incontri aperti alla Scuola Holden; un libro su di lui, Modi di vedere edito da Bollati Boringhieri, uno spettacolo, Isabelle, allo Stabile.