Last Updated on 2 Febbraio 2021 by CB
Aldilà e oltre la letteratura, c’è un romanzo che riguarda Francis Scott Fitzgerald e che è destinato a non finire mai. E’ la storia del suo amore con Zelda, o meglio: la storia di un vero o presunto antagonismo tra i due, dove lei sarebbe stata adombrata dal successo e dalla prepotenza del marito e non avrebbe potuto esprimere il suo talento di scrittrice.
Un destino che nella sua dinamica i due condividono con la coppia Sylvia Plath e Ted Hughes – storia rivisitata di recente per le dichiarazioni della vedova di Hughes, e cominciata, editorialmente parlando, con i Diari della stessa Plath -, anche per la drammaticità dell’epilogo (Sylvia suicida, Zelda morta nell’incendio della clinica psichiatrica in cui era ricoverata).
Quali sono gli elementi di questa infinita narrazione? Innanzitutto, gli editori sanno che Fitzgerald è un ‘brand’ che attira ancora oggi molto, almeno quanto Jane Austen. Poi, la storia dei due, belli e dannati, si presta moltissimo a infinite revisioni. Un elemento soprattutto permette questo: la figura ambigua di lei, i suoi problemi psichiatrici, il ricovero. Questo fa sì che il finale sia sempre ‘aperto’, sempre suscettibile di nuove interpretazioni.
La novità di quest’ultimo periodo è che l’interesse si è spostato decisamente a lei, la figura in ombra e vittima della prepotenza maschile dello scrittore affermato, che le impedì di scrivere su argomenti che interessavano a lui. Un interesse così forte che negli Stati Uniti c’è una vera e propria Zelda-mania.
Sono infatti usciti ben quattro romanzi con lei protagonista, ognuno dedicato a un aspetto diverso della sua vita.
Z, tradotto in Italia da Frassinelli, si ispira alle lettere di Zelda. Beautiful Fools, sul disastroso viaggio a Cuba con cui i Fitzgerald tentarono di ricostruire la loro unione. Call Me Zelda racconta i giorni nella clinica di Baltimora quando lei scrisse Save Me the Waltz (a sua volta molto riscoperto in questo periodo). Da oggi la c’è la versione Kindle di The Collected Writings , che riunisce gli scritti di Zelda.
Ma il titolo più interessante, che rivela un aspetto meno noto, arriverà a ottobre con Guests on Earth di Lee Smith, sul periodo trascorso nella clinica mentale del North Carolina, dove Zelda morì durante l’incendio del 1948.
“L’opera – racconta nel dettaglio questo articolo di Gabriele Pantucci su Repubblica – riporta alla luce la conversazione-conosciuta solo da pochi studiosi – tra Zelda e il marito, alla presenza del dottor Thomas Rennie e di uno stenografo. L’ intransigenza di Scott Fitzgerald nell’impedirle di esprimersi scrivendo risulta un’incontestabile realtà. Lo scrittore era furioso con la moglie e con la psichiatra, che avrebbe incoraggiato Zelda a scrivere come terapia per curare la schizofrenia. (…). Alla sfuriata di Fitzgerald con la psichiatra, Zelda rispose sottomessa spiegando di aver inviato il dattiloscritto direttamente all’editor Maxwell Perkins per non distrarre il marito dalla scrittura: «Scott, ti amo più di qualsiasi cosa al mondo e mi sento una miserabile per averti offeso… per favore amami – la vita è tanto confusa, ma io ti amo».
Fitzgerald riottenne il dattiloscritto, si trasferì da Montgomery in albergo a Baltimora ed estorse a Zelda – all’ inizio riluttante – tutte le modifiche che considerò necessarie. Un mese dopo, Maxwell Perkins ricevette la nuova versione col titolo Save Me the Waltz, che Zelda aveva trovato in un catalogo di dischi. Uscì nell’ottobre del 1932: vendette 1.500 copie, fu sminuito o ignorato dai critici, che lo considerarono il tentativo di una moglie intrigante di assicurarsi un passaggio gratuito sulla coda della celebrità del marito. Ben diversa fu la reazione britannica quando il libro fu pubblicato nel 1953, cinque anni dopo la morte di Zelda, e il Times Literary Supplement definì la sua prosa “potente e memorabile”. Il romanzo di lui venne pubblicato nel 1934 come Tenera è la notte. Oggi Save Me the Waltz è considerato come complementare a quest’ opera di Fitzgerald”.