La vita schiva

Last Updated on 14 Aprile 2008 by CB

Un libro che si interroga sul “sentimento e la virtù della timidezza”, è a dir poco in controtendenza, nell’èra della comunicazione totale, dei blog intimisti, del parlare ovunque. Se poi si comincia a leggere ci si imbatte nella prima definizione della vita schiva – vita tipicamente degli inquieti, “qualora la loro irrequietezza riguardi richieste senza interlocutori o oggetti definiti, che non possiamo ritenere se non di senso” – allora ci si ritrova nella dimensione filosofica e in un lungo racconto elogiativo della solitudine. Il timido è colui che insegue domande difficili, sul “senso”, in contrasto con quanto la vox populi descrive con la crudeltà di certi proverbi. “Cavallo timido nulla vale alla corsa”, “Cuore timido è sempre in pericolo”, “La madre del timido non pianse mai (sottinteso per averlo perso)”.

Se nella psicoanalisi “l’enigma del solitario” sorge in alcuni da un “interno trauma di abbandono non risolto”, in una coercitiva nostalgia di un materno accoglimento, per la clinica psichiatrica la timidezza è causata da un gene: numero in codice 5-HTTLR. Così dicono le ultime ricerche: che chi ha quel gene, sta in disparte e non socializza, non solo rischia l’emarginazione ma “rischia di diventare da adulto una persona ansiosa, un alcolista, per esempio”. E via enumerando sfortune. Secondo la letteratura scientifica la timidezza è uno: stato confuso di disagio; paura irrazionale degli altri e di certe circostanze sociali; forma esteriore e sintomatica di sofferenze psichiche gravi.

Quanto la solitudine sia vissuta oggi come qualcosa di pericoloso e inquietante lo descrive bene Giovanni Mariotti in un brano citato nel saggio. “Viviamo in una società che condanna in modo unanime il gesto di chi sceglie di stare solo in una stanza… (…) subito intorno a lui le fronti si corrugano, e la coppia genitoriale, il ‘corpo’ docente, la corporazione degli psicologi  si affrettano a organizzare apposite riunioni… I virus della malinconia e della solitudine devono essere debellati sin dai primi sintomi”.

In questo principalmente sta il merito del piacevole saggio di Demetrio, nel ribaltare tutta la cosiddetta patologia dei timidi e dei solitari, e nel saper capovolgere, con estro di argomenti ed esempi, la percezione del timido come di un povero fallito. (Del resto l’etimologia di ‘timidezza’, timiditas- tatis – quindi da timor, -is: spavento – non indica certo una qualità; e per i romani è assimilata a viltà, vigliaccheria, effeminatezza). E’ un elogio alla vita schiva contro l’opinione comune “che la timidezza costituisca la malasorte di tutti coloro che sembrerebbero non essere all’altezza delle richieste pressanti dell’obbligo di essere socievoli ed estroversi, a ogni costo, e che la solitudine ne sia la scontata interfaccia”.

Demetrio esalta le caratteristiche della vita schiva “come prerequisito dell’insorgere di una vocazione filosofica commista alle trasparenze della poesia”. In realtà è una condizione che fa entrare in contatto con se stessi, perché “la solitudine è una domanda di verità, un interrogativo inviolabile, che ricompare pur nelle circostanze condivise più felici. Chi la cerca a viso aperto entra a far parte del suo enigma, senza risolverlo; chi la sfugge, verrà ricatturato dalle sue rivincite”. Il tutto inframmezzato dalle parole di filosofi, scrittori e poeti, cha la solitudine hanno saputo abitare ricavandone una saggezza universale. (cb)

“Gli anni sono troppi, per me.
Ho un cuore eremita.
Sono
Impastata di silenzio e di vento.
Sono antica.
Mi pento ogni volta che vado
Lontano dal mio stare lento
Nella velocità della sera…”
(Mariangela Gualtieri)

“(…) E quel giovane che mi telefonò non si farà vivo,
perché i migliori sono timidi.
Piacere, a un timido, non serve”
(Lalla Romano)

Duccio Demetrio è professore di Filosofia dell’educazione e di Teoria e pratiche autobiografiche all’Università di Milano-Bicocca. Direttore della rivista “Adultità”, è Presidente della Libera Università dell’autobiografia di Anghiari fondata con Saverio Tutino.

Su Internet
I libri di Duccio Demetrio
Recensione (Lega Italiana per la Tutela dei Diritti degli Introversi)
Raffaello Cortina Editore

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