Last Updated on 15 Ottobre 2005 by CB
Possibile che Mozart fosse l’enfant terrible, tanto volgare, ignorantello e capriccioso nella vita quanto sublime nelle sue composizioni, come racconta con caricaturale maestria il film Amadeus di Forman? Un’accurata ricerca musicologica rovescia questa immagine convenzionale per farci scoprire un uomo sensibile agli ideali dell’Illuminismo, libertario, frequentatore dell’intellighenzia più progressista, profondamente religioso ma anticlericale.E la sua opera è ricca di riferimenti alla sua particolare visione del mondo. Basti pensare al Flauto magico, definito dall’autrice «un manifesto iniziatico con forti valenze politiche», e da Daniele Abbado «forse l’unica vera opera filosofica della storia della musica. Dentro vi si ritrovano e si condensano echi degli autori più grandi, da Moliére a Shakespeare».
Intervista di Cristina Bolzani
Lei ha scritto un saggio dal titolo Mozart massone e rivoluzionario, due aggettivi che riferiti a Mozart escono un po’ dal cliché del compositore. Che significato ha questo titolo e qual è il significato della sua ricerca?
Che Mozart fosse massone è abbastanza risaputo, ed è abbastanza noto non solo agli addetti ma anche al grande pubblico. Che fosse rivoluzionario forse si può dire che si tratti di una novità, nel senso che Mozart è stato dipinto dalla musicologia tradizionale ma anche dai media e al cinema per esempio – se pensi al famoso film di Forman Amadeus – come un uomo un po’ ingenuo un po’ capriccioso, quello che oggi definiremmo un po’ uno ‘sbandato’, umanamente in fondo piuttosto piccolo ma baciato dagli dei e quindi con questa genialità assoluta che gli permetteva, pur non avendo quasi strumenti culturali, etici, umani, di scrivere dei capolavori assoluti. Ecco, Mozart non era assolutamente tutto ciò ma era forse addirittura il contrario, e quindi è stato in qualche modo frainteso in parte e in parte censurato, più o meno consciamente.
E’ idea abbastanza diffusa anche questa nel cliché dell’artista che fosse isolato dal mondo che lo circondava, dalla società, e in qualche modo concentrato soprattutto sulla sua creazione. Ora è curioso scoprire che invece era immerso negli ideali dell’Illuminismo. Come ha fatto lei a decifrare questa sua statura anche etica attraverso la sua opera?
Sono partita dall’analisi della musica, dall’analisi della partitura perché è il mio mestiere da musicologa. Le partiture e le musiche soprattutto delle opere teatrali mi hanno suggerito dei percorsi, mi hanno offerto dei veri e propri indizi seguendo i quali ho cominciato questa caccia al tesoro che è durata veramente molti anni, e che mi ha permesso di mettere insieme le fonti delle opere con i libri della sua biblioteca con le persone che lui frequentava, e quindi ho scoperto e ho documentato – naturalmente ci ho messo molti anni perché si trattava di una tesi molto forte e anche molto controcorrente quindi avevo bisogno di documentare in modo scientifico tutto quello che scoprivo io stessa – che in realtà Mozart aveva contatti con l’intellighenzia più progressista e più aperta del suo tempo, in particolare con personaggi del mondo medico, giuridico, politico – pensiamo a un medico alternativo come Mesmer che è sempre stato invece interpretato grossolantamente come un ciarlatano, invece gli studiosi della storia della psichiatria lo riconoscono come addirittura fosse uno dei primi scopritori dell’inconscio e delle malattie psicosomatiche; ai personaggi come Ziegenhagen che è considerato dagli storici un protosocialista; Sonnenfels, che fu un accanito fautore dell’abolizione della tortura e della pena di morte…Tutti questi personaggi – ne ho citati tre o quattro potrei citarne veramente molti – appartenevano più o meno direttamente al mondo massonico viennese di fine Settecento che Mozart frequentò intensamente, al quale era legato, come dimostrano le lettere, come dimostrano i suoi libri le sue letture le sue passioni, e come dimostrano le sue opere.
Ecco, questo mondo massonico della Vienna di fine Settecento era atipico per esempio rispetto alla Rivoluzione francese, al mondo della Rivoluzione francese, perché postulava la non violenza, quindi prospettava ideali altrettanto se non maggiormente radicali – parliamo di temi presenti appunto in tutti questi testi frequentati e sfruttati nelle opere da Mozart come il pacifismo, il femminismo, la necessità di un’istruzione, di una cultura, di una medicina pubblica, gratuita, per tutti, la necessità di una legge scritta uguale per tutti, la garanzia del diritto: insomma temi che sono ancora oggi estremamente attuali; però era convinto, questo mondo, che è il mondo ideale di Mozart, che la violenza e lo scontro di classe fosse addirittura controproducente, alla lunga; che solo la convinzione individuale e collettiva su questi temi potesse portare a dei passi, magari più moderati apparentemente ma più decisi e altrettanto radicali poi negli obiettivi da raggiungere e nelle effettive possibilità di realizzarli.
Quindi credo che un po’ della censura inconscia nei confronti di questo progressismo, di questo impegno di Mozart siano derivati intanto dall’idea romantica dell’artista che vive fuori dalla realtà dal suo mondo – in fondo Mozart è un genio talmente popolare, talmente atipico proprio anche per l’immediatezza con la quale riesce a comunicare con il grande pubblico pur utilizzando un linguaggio raffinatissimo, che sapere anche che era un grande uomo, un lettore accanito, un uomo di gradissima cultura, di impegno etico e anche generoso umanamente… Ci sono tutta una serie di dettagli e di particolari, di aneddoti che io riporto nel libro, documentandoli, sulla sua generosità umana per esempio, sul suo amore per gli animali, per la natura, per gli uomini. Ecco, un personaggio così inquieto, perché è quasi aldilà di quello che noi ci aspetteremmo, persino dall’arte. Però in fondo ci permette di mettere in discussione un concetto un po’ superato di arte che non ha niente a che fare con il mondo….
Certo, oppure dei contrasti che aveva con la moglie Costanza… questa è la solita immagine…
Si la ‘povera’ moglie Costanza è stata anche lei travolta dalle dicerie e dai pettegolezzi e dai cliché. Era una donna colta, era una donna che amava profondamente il marito, il marito amava profondamente lei… Certo, l’ambiente era un ambiente libertario. Così fan tutte è -come dimostra la musica, come dimostrano le fonti – un inno alla libertà dei costumi femminili, non per niente una delle fonti primarie è Moliére, che Mozart conosceva benissimo e del quale possedeva l’opera completa. E quindi sicuramente il loro atteggiamento esulava da un’idea di famiglia convenzionale, borghese così come poi l’abbiamo ereditata dall’Ottocento, perché il Settecento era più avanzato sul piano dei costumi. Però era una coppia solidissima che si amava profondamente. Costanza ha per esempio avviato l’ultimo periodo di studi e di elaborazione contrappuntistica, perché è stata lei a dirgli , secondo me, «devi studiare il contrappunto, devi scrivere fughe, devi sviluppare questo aspetto legato alla grande tradizione bachiana e post-bachiana». Quindi era una donna assolutamente diversa da quella che ci è stata descritta. Probabilmente dava anche fastidio che due si amassero così tanto. Poi c’era questo uso del linguaggio giocoso un po’ rablesiano, che non aveva paura di toccare temi corporei, che è stata anche questa una patata bollente nella mano e della musicologia e della tradizione interpretativa di Mozart. Quindi pareva che chi aveva questa abilità nel giocare anche con gli elementi erotici o corporei dovesse essere per forza uno stupido. Invece Mozart amava più di ogni altra cosa Shakespeare, e forse da lui aveva anche mediato questa capacità di mediare dall’alto al basso sia nei linguaggi che nella vita.
Quale delle opere mozartiane mantiene una traccia più evidente della sua influenza massonica, di questi ideali illuministi?
Per me è molto difficile trovarne una. Certo quella più evidente e volutamente esplicita è Il Flauto magico, che è la sua ultima opera. Però nell’anno della morte Mozart ha scritto per esempio una Clemenza di Tito, che è un’altra opera profondamente massonica, tra l’altro commissionata da massoni, dove viene descritto questo despota illuminato che era visto come il garante di una giustizia scritta e uguale per tutti, e quindi di una legge scritta e uguale per tutti. Però ci sono opere massoniche fra le righe, come Così fan tutte, che è sicuramente un’opera alchemico-massonica, basti pensare che Goethe ne riprenderà il tema di lì a poco nelle Affinità elettive – lo scambio delle coppie è addirittura un topos del linguaggio alchemico amato dai massoni e frequentato dai massoni. Don Giovanni, perché l’incontro tra sovrannaturale e naturale era un tema assolutamente e tipicamente massonico; addirittura il Colossos, la statua che si muove, era un’iconografia dai massoni frequentata normalmente e anche questa molto fraintesa perché viene sempre idealizzata come figura portatrice di libertà e ateismo; Mozart non era ateo, era profondamente religioso, ma anticlericale. Quindi la figura di Don Giovanni era tipicamente massonica perché era la figura di colui che non riesce a immettersi in un ciclo vitale dove la vita viene rispettata. Don Giovanni tenta due volte di stuprare una donna, uccide una persona, non è un personaggio idealizzato e positivo come molti hanno detto. Basta entrare nella letteratura, nella mentalità, negli ideali massonici tanto amati da Mozart per capire che forse è l’unico personaggio veramente aldilà dei limiti che Mozart ha portato in teatro, mentre parteggia sempre per le umane debolezze di tutte le altre opere. Ma sono umane debolezze che non superano mai il limite che è quello del rispetto della vita altrui.