Last Updated on 5 Maggio 2015 by CB
I volumi, le linee, le ombre e la luce devono obbedire alla mia volontà e dire ciò che io voglio far dire loro. Così Florence Henri (1893-1982), artista-fotografa protagonista del secolo scorso, descriveva il suo lavoro. Obiettivi che si ritrovano nelle 140 immagini esposte nella mostra monografica (5 maggio-31 agosto) a Roma, alle Terme di Diocleziano.

© Galleria Martini & Ronchetti
La mostra è il doveroso omaggio, dopo la lunga dimenticanza – anche Parigi le dedica una mostra, Punctum ne parla qui – a una figura che influenzò il linguaggio visivo tra le due guerre anticipando molte tendenze, lontana da compromessi e convenzioni.
Una storia affascinante, la sua. Comincia dalla musica – studia pianoforte all’Accademia di Santa Cecilia a Roma – passa dalla pittura e infine arriva alla fotografia. Effetti visivi, montaggi e fotomontaggi, collage, doppia esposizione, uso dello specchio: procedimenti esibiti, che stimolano una percezione ambigua nello spettatore e sfaccettano la realtà.
Io non cerco né di raccontare il mondo né di raccontare i miei pensieri, diceva l’artista, ma solo di comporre l’immagine. Riservata e molto critica con il suo lavoro, tanto da aver distrutto numerose fotografie, «la Henri aveva però consapevolezza di quanto la sua figura fosse stata anticipatrice, anche perché donna» – spiega all’Ansa il curatore Giovanni Battista Martini – «tuttavia non le interessava il femminismo: non ha mai amato le divisioni uomo-donna, perché lei era e si sentiva un’artista, e così veniva considerata dal suo ambiente». Prima dell’ultima sezione della mostra dedicata ai ritratti – anche di Mondrian, Kandinskij, Léger, Robert e Sonia Delaunay – particolarmente affascinante è quella con le immagini di Roma, fotografata nel 1931-32. I simboli storici sono manipolati e reinventano una città più mentale, tra immaginazione e realtà.