Last Updated on 28 Agosto 2018 by CB

Ilse Bing con questa foto è presente in una delle più grandi collezioni private di fotografia sul periodo modernista, costruita in 25 anni da Elton John, e esposta adesso, per la prima volta, alla Tate Modern. Insieme a diversi ritratti di Man Ray (tra cui quelli a Matisse, Picasso, e Breton), ci saranno 150 stampe vintage di Brassai, Imogen Cunningham, André Kertész, Dorothea Lange, Tina Modotti, e Aleksandr Rodchenko.

Ilse Bing scoprì la fotografia creando illustrazioni per la sua tesi, a Francoforte Il suo entusiasmo per il nuovo mezzo aumentò al punto che rinunciò a una carriera artistica per dedicarsi a tempo pieno alla fotografia. Amica di personalità associate alla Bauhaus, e della fotografa Florence Henri e Kertész, intraprendeva così le tecniche formaliste della fotografia modernista. Come László Moholy-Nagy, anche lei girava le foto a testa in giù e di lato per valutarne le relazioni compositive. Attratta da dettagli banali e minori della vita urbana, in uno stile definito umanesimo documentario lavorava con una Leica – acquistata nel 1929, tre anni dopo la sua uscita – e nel 1932 a Parigi aveva una reputazione di regina della Leica. Nel suo intrigante doppio ritratto Autoportrait ai Leica, Inse Bing non arriva alla simbiosi con la macchina fotografica raggiunta dal famoso autoritratto di Germaine Krull. Lei non sparisce ma anzi guarda da sopra la sua Leica, come se volesse controllare il soggetto dello scatto, fissando in anticipo lo spettatore potenziale. Con la scelta di un secondo specchio e della scelta di un ‘quadro nel quadro’, la fotografa si mostra una seconda volta dietro la macchina fotografica, e l’immagine appare quindi come messa in scena di una seconda identità. (Un gioco di specchi che deve certo qualcosa a quelli sperimentati da Florence Henri). Questo a trent’anni, quando opta per la fotografia dopo aver lasciato gli studi di storia dell’arte. La sua attività fotografica diminuisce con il suo trasferimento negli Stati Uniti nel 1941, ma continua fino al 1959; «avevo detto tutto quello che avevo da dire con la fotografia.»
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