‘Luce da nord’ di Irving Penn

Last Updated on 28 Agosto 2018 by CB

small_110810-192506_014444_nyet823_christie_s_
“Guedras in the Wind” (1971) – AP Photo/Christie’s, Irving Penn

«Condivido con molte persone la sensazione che vi sia nella luce naturale che entra in uno studio da nord una dolcezza e una costanza che la pongono al di là di ogni altro tipo di illuminazione. E’ una luce di tale penetrante chiarezza che anche un semplice oggetto che ne sia per caso investito assume uno splendore interno, quasi una voluttà. Questa fredda luce da nord ha una qualità che i pittori hanno sempre ammirato, e della quale i primi fotografi di studio hanno fatto uso pienamente. E’ la luce che fa cantare alcuni di quegli antichi ritratti con una intensità non superata dai fotografi venuti in seguito, nonostante questi disponessero di mezzi più sofisticati. L’illuminazione elettrica è molto vantaggiosa ma essa viene utilizzata, io credo, a spese di quella semplice chiarezza tridimensionale, quella esistenza assoluta che possiede il soggetto quando si trova davanti alla macchina fotografica in uno studio con la luce naturale da nord».

(Irving Penn, Worlds in a Small Room, 1974, in R. Valtorta, Il pensiero dei fotografi, p. 183) 

poster_irving_penn_resonanceAncora due mesi ( chiude il 31 dicembre 2014) per vedere la grande retrospettiva su Irving Penn a Palazzo Grassi, Resonance. L’esposizione, curata da Pierre Apraxine e Matthieu Humery, presenta 130 fotografie  dagli anni Quaranta agli Ottanta;   sono 90 stampe al platino, 30 stampe in argento, 4 stampe dye-transfer dai colori vivaci e 17 internegativi mai esposti prima d’ora. La mostra ripercorre i grandi temi cari a Irving Penn che, al di là della diversità dei soggetti, hanno in comune la capacità di cogliere l’effimero in tutte le sue sfaccettature Dalle fotografie della serie dei piccoli mestieri, realizzata in Francia, negli Stati Uniti e in Inghilterra negli anni Cinquanta , ai  ritratti dei grandi protagonisti del mondo della pittura, del cinema e della letteratura – realizzati dal 1950 al 1970 – esposti accanto a fotografie etnografiche degli abitanti della Repubblica di Dahomey, degli aborigeni della Nuova Guinea e degli uomini del Marocco. All’interno di questo percorso che mette in relazione opere di diversi periodi e differenti soggetti, la natura morta ha un ruolo di primissimo piano, primissimo piano, con foto famose come composizioni di mozziconi di sigarette, ceste di frutta, vanitas, così come teschi di animali fotografati al Museo di Storia Naturale a Praga nel 1986 per la serie Cranium Architettura.

Immagini misconosciute affiancano pezzi iconici, e mostrano come nella sua visione la modernità non si oppone per forza al passato. Il controllo assoluto di ogni fase della fotografia, dallo studio alla stampa – alla quale dedica una importanza e un’attenzione senza pari – permette di andare molto vicino alla verità delle cose e degli esseri viventi, in un continuo interrogarsi sul significato del tempo, della vita e della sua fragilità.

The Irving Penn Foundation

small_110810-192506_014151_nyet818_christie_s
“Cuzco Children” – AP Photo/Christie’s, Irving Penn

About Post Author

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *