Last Updated on 2 Febbraio 2013 by CB
Nel suo programma all’Accademia di Santa Cecilia c’erano Debussy, Skrjabin, la già travolgente Valse di Ravel, diventata una cavalcata nella steppa. Ma l’emozione è arrivata sulle note di Rachmaninoff, non a caso presente con ben quattro pezzi (Elégie n.1, Scherzo da Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn, Moment musical n.4, Sonata n.2) E’ lui il compositore più vicino a Yujia Wang. La pianista, di 26 anni e nata a Pechino, è più vicina a Mosca di quanto lo sia a Parigi, per esempio. Il suo Debussy (Pour le piano) – peraltro vicino per sua natura alla sensibilità cinese per l’impressionismo e il cromatismo sonoro – risulta invece più percussivo del dovuto, senza quei chiaroscuri di tocco e timbro che ne esaltino le caratteristiche macchie sonore.
Ma Yujia Wang è veemente nell’impatto e lo travolge. Per poi distendersi nel fraseggio della Valse, e concedersi infine al suo preferito, del quale esegue di solito anche i concerti per pianoforte orchestra numero 2 e numero 3 (il famoso ‘Rach 3’). Lì è appassionata, ha un controllo formidabile della densa partitura che attraversa tutta la tastiera. Tra i bis ha eseguito una trascrizione della Carmen di Bizet, ottimo pendant con il rosso del suo abito sexy chic – dopo il giallo sfoggiato nella prima parte del concerto -, riportato nel milieu cinese dalla sua falcata vagamente militaresca.
Yujia Wang ricorda per lo sfoggio virtuosistico l’altro fenomeno, Lang Lang (qui l’intervista). Anche in lei – che suona il piano dall’età di sei anni, a 14 si è formata in Nord America e poi ha scalato i premi internazionali – il dominio della tecnica è trascinante. Ma a tratti balugina, anche per la giovane età, un certo vuoto interpretativo, e un tocco troppo baldanzoso. Se pure in modo indiretto, la sua fortuna arriva da Martha Argerich, che nel 2007 Yujia Wang sostituì in un concerto importante diretto da Dutoit. Che questo incrocio le porti ancora fortuna.