Last Updated on 1 Febbraio 2010 by CB
Il pregio di libri nei quali gli scrittori parlano dei loro autori preferiti, e questo di Elisabetta Rasy ne è un ottimo esempio, è che rivelano o valorizzano nomi che magari sono stati dimenticati, aggiungendo dettagli, osservazioni, citazioni che trasformano i libri in un crocevia di aneddoti e sensazioni, di storia e memoria personale.
Un esempio lo dà subito la copertina con la foto di una giovanissima, vibrante Carson McCullers – altro pregio del libro, le fotografie – che ha scritto un romanzo dal titolo indimenticabile , Il cuore è un cacciatore solitario – tratto da un verso di un poema di William Sharp – e dove si racconta una storia del profondo Sud degli Stati Uniti.
“McCullers ama spiazzare i personaggi da se stessi (…) Ognuno è parte di un tutto emarginato e perdente, ma ognuno è individualmente colto nel suo unico, personale tormento, figura del segreto lato regale – paradisiaco – della fragilità. Ed è certo che tutti i misfits, gli spostati, i devianti e i cuori selvaggi della narrativa e del cinema americano, venuti dopo il primo romanzo di Mc Cullers, non hanno potuto prescindere dalla sua potente iconografia”. Nel raccontare di lei, e in tutto il libro dedicato alle sue scrittrici preferite del Novecento, la Rasy è avvincente. Piccoli profili di alcune pagine, centrati sugli aspetti essenziali e suggestivi. “McCullers aveva trentacinque anni, gliene restavano quindici da vivere: era una donna tormentata dalle malattie, dalle tempeste psichiche, da un matrimonio che si era spezzato e ricomposto nel segno di un’invincibile dipendenza e disarmonia avvolte da una continua nebbia alcolica…”
Di Marguerite Duras si approfondisce il suo romanzo più famoso.
“Nell’Amante, Duras fa esplodere nella vecchiaia la giovinezza, l’adoloescente che è stata, l’immagine interna ma anche quella esterna, la carnale presenza dei suoi quindici anni e mezzo (…) Credo di aver amato tanto questo libro perché della storia di un primo amore, anzi di un primo amore carnale e della prima scoperta della sessualità, fa vedere anche il lato segreto, il lato in ombra, che è quello non solo dell’addio alla fanciullezza e alla famiglia ma del doloroso addio all’origine: le nozze profane tra la quindicenne bianca e il giovane cinese sono un rito di passaggio tra il mondo arcaico, preistorico del’origine in cui siamo prigionieri degli altri, dei loro sogni e incubi, e il mondo del presente, il mondo della storia e della nostra storia – in cui probabilmente siamo ancora prigionieri di sogni e incubi, ma questi sogni e incubi sono i nostri”.
Per parlare di Muriel Spark la Rasy, oltre a consigliarne vivamente il romanzo “Atteggiamento sospetto”, attinge a un suo incontro con la scrittrice scozzese che “riusciva a dire una quantità di cose con poche parole”.
Pragmatica la sua idea sugli uomini (“Bisogna solo rieducarli e insegnargli come devono trattare le donne”), fondamentale nella sua vita la libertà, della quale la Spark dice: “Per essere davvero liberi ci vuole un interesse, una ragione, un oggetto per cui vivere. Le donne sposate, anche quelle che lo sono felicemente, hanno spesso molta invidia delle donne che vivono da sole, delle donne libere, perché sentono in queste una passione che loro, malgrado i tanti legami, non hanno, non riescono a provare. Sono i sogni, e non parlo soltanto di quelli notturni, che danno vita alla realtà e ispirano le nostre azioni. Ancora più dei desideri, perché i sogni sono anche immagini. Sono i sogni i responsabili del bene e del male del mondo”.
A proposito di Wislawa Szymborska la Rasy racconta la sorpresa del regista Krzysztof Kieślowski alla lettura della poesia Amore a prima vista. “La poesia gli era apparsa un analogo in versi del suo Film rosso, che allora la poetessa non aveva ancora potuto vedere”. Ne approfittiamo per rileggerla.
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E’ bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella
Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla tra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano –
una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
si scansava con un salto
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o lo scorso martedì
una fogliolina volo via
da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito,
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
In “Memorie di una lettrice notturna” ci sono anche Anna Achmatova, Ingeborg Bachmann, Nina Berberova, Elizabeth Bishop, Cristina Campo, Alice Ceresa, Marina Cvetaeva, Etty Hillesum, Jamaica Kincaid, Agota Kristof, Mary McCarthy, Elsa Morante, Alice Munro, Flannery O’Connor, Anna Maria Ortese, Sylvia Plath, Barbara Pym, Magda Szabò, Edith Wharton, Marguerite Yourcenar, Zhang Ailing. E Frida Kahlo con alcune sue foto. (Cristina Bolzani)
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Memorie di una lettrice notturna , Rizzoli, 2009