Last Updated on 7 Novembre 2005 by CB
Centocinquanta anni fa a Copenaghen, l’11 novembre 1855, a soli 42 anni, moriva il filosofo danese Søren Kierkegaard, autore di un’opera fondamentale sulla dimensione soggettiva dell’uomo alla ricerca della verità, testimoniata da testi come Timore e tremore, Aut-Aut e L’esercizio del cristianesimo.Nato a Copenaghen nel 1813, Kierkegaard si laureò nel 1841 presso la facoltà di Teologia della capitale danese con una tesi su Il concetto dell’ironia. La sua vita privata fu segnata soprattutto dal fidanzamento, rotto dopo poco tempo, con Regina Olsen, e dall’aspra polemica con la chiesa luterana danese degli ultimi anni.
Le sue opere si possono raggruppare intorno a tre temi principali: la descrizione fenomenologica delle possibili figure che assume l’esistenza (La ripresa, 1843; Aut-Aut, 1843; Timore e tremore, 1843; Il concetto dell’angoscia, 1844); l’elaborazione filosofica del problema della verità e della rivelazione cristiana (Briciole di filosofia, 1844; Postilla conclusiva non scientifica alle Briciole, 1846); la meditazione sul messaggio evangelico (Gli atti dell’amore, 1847; La malattia mortale, 1848; L’esercizio del cristianesimo, 1850).
Centrali nel pensiero di Kierkegaard sono le nozioni di possibilità (le principali possibilità esistenziali: estetica, etica, religiosa) e di scelta. In Aut-Aut Kierkegaard svolge il conflitto fra l’ ‘uomo estetico’, la cui personalità è dispersa in un mare di possibilità, senza continuità alcuna, e l’ ‘uomo etico’, che consacra la propria vita al lavoro e al matrimonio, opponendo all’esistenza eccentrica dell’esteta l’esigenza di dare un centro alla propria personalità, costituendosi a soggetto morale e razionale.
Ma la scelta – sostiene Kierkegaard – non è fra vita estetica e vita etica: la scelta è una categoria etica. C’è infine una terza forma di esistenza, in cui le certezze morali e razionali dell’uomo etico vengono meno: è l’esistenza religiosa. Escludendo ogni apologetica diretta, Kierkegaard sottolinea il carattere ‘assurdo’ della verità e dell’esistenza cristiane. Davanti a Dio, l’uomo si rende conto che tutto il suo essere è contrassegnato dal nulla e dal peccato. Di qui nasce l’angoscia, situazione di tormento e di rimorso legata alla consapevolezza dei propri limiti di fronte all’ignoto illimitato, decisiva perché svela il volto autentico dell’esistenza.
L’influenza di Kierkegaard si è rivelata prima nella letteratura che nella filosofia: nella seconda metà dell’Ottocento soprattutto nelle letterature scandinave (Henrik Ibsen, August Strinberg), nel Novecento nella letteratura tedesca (Franz Kafka, Thomas Mann). Ma, al di là delle influenze dirette, molte analogie avvicinano a Kierkegaard i grandi classici della letteratura romantica. Nel Novecento il pensiero di Kierkegaard è stato rivalutato anche in chiave filosofica, ed è considerato una delle fonti ispiratrici della filosofia esistenzialistica, sia laica, sia d’impronta cristiana.
Il diario del seduttore (dal sito della Bur)
«Il diario del seduttore, pubblicato da Kierkegaard nel 1843, mette in scena l’astuto ed elegante gioco estetico del seduttore che conquista la sua preda incantandola con le armi dello spirito. Si tratta di una figura demoniaca, che arriva a possedere la donna, rapita dalla musica ammaliante della sua arte, per poi abbandonarla in una logorante disperazione. Questa nuova edizione è introdotta da uno scritto di Remo Cantoni, tra i principali interpreti italiani del pensiero di Kierkegaard, e contiene una cronologia molto ricca di particolari sulla vita del filosofo danese. Chiude il libro un saggio di Gianni Garrera sul profilo religioso del seduttore in Kierkegaard».
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Kierkegaard – il suo pensiero
Kierkegaard e l’esistenzialismo religioso