Last Updated on 10 Giugno 2013 by CB
Dell’intervista a Gianni Berengo Gardin (di Michele Smargiassi) sulle navi-mostro che assediano la città e oggetto di un suo efficace reportage fotografico in bianco e nero – “il colore distrae. Un cielo azzurro brillante sistema molte cose” – l’affermazione che mi ha colpito di più è quando il fotografo dice non solo le navi da crociera uccidono Venezia , ma per le loro proporzioni così smisurate che permettono di farla vedere dall’alto, stanno sgretolando la sua immagine, perché quel punto di vista la miniaturizza, e la rende kitsch.
“Io posso immaginare che, vista da lassù, Venezia sia uno spettacolo meraviglioso. – dice Berengo Gardin. Ma in questo modo, vista così, Venezia diventa un modellino, una miniatura, un giocattolo. Non c’è più differenza fra questa Venezia vista dal dorso del mostro e le Venezie artificiali che hanno rifatto in America. Sono la stessa cosa, ormai. Anzi quelle resisteranno meglio e fra un po’ saranno più vere. Lasciamo stare un momento gli incidenti che sono drammaticamente possibili: già adesso queste navi stanno sgretolando Venezia, anche senza toccarla materialmente”.
L’osservazione di Berengo Gardin è interessante perché aggiunge un altro importante significato al fastidio estetico che proviamo davanti a questi intusi incastonati nel Bello.
Il fastidio è per un turismo e per un gusto deteriore che impongono con insolenza il loro stile prêt-à-porter a una città da scoprire e ammirare perdendosi nei suoi meandri.