Last Updated on 30 Aprile 2021 by CB

Esiste una atonia provocata dal déjà vu; mentre soltanto ciò che è nuovo provoca eccitazione, sorpresa, estasi. In questi ritratti di donne colte nell’atto di abbigliarsi, trapelano divertimento, ironia e saggezza. Sulla scia della ricca tradizione francese. Una tradizione che parte dal Seicento, con le Lettere alla figlia lontana, di Madame de Sévigné, che alterna alla sottigliezza psicologica nel ritrarre i suoi (nostalgici) stati d’animo, le descrizioni di abiti, cappelli e stoffe. Per arrivare, nell’Ottocento, al Traité de la Vie Elégante di Balzac. Di moda scriveranno Théophile Gautier, Flaubert, e naturalmente Marcel Proust.
Ma per Marthe Bibesco il ‘colpo di fulmine’, come dice lei stessa, sono le Mémoires d’Outre-Tombe di Chateaubriand.
Ne ricava il bisogno di tenere un diario, «di conservare, per me sola, il ricordo delle persone e degli istanti preferiti». E’ dal gusto per la descrizione di caratteri che nascono questi ritratti, insieme fatui e profondi, di donne allo specchio, dietro i cui nomi di fantasia si nascondono donne contemporanee alla scrittrice, con le loro virtù e debolezze.

E così si comincia con l’incontrare una Mademoiselle, circondata dall’austera sacralità che si confà al suo ruolo di creatrice della nuova moda; donna che «fornisce i sogni, dato che veste la realtà», proprio come piaceva a Nietzsche, che scriveva: «Non voglio una donna che mi dia dei figli, voglio una donna che mi dia dei sogni». E poi sfilano Fabienne o la coscienza professionale, Cora o la diversità, Tiburce o la passione della maschera, Odette o non desiderare il vestito d’altri… Il ritratto della più lungimirante, Claude che conosce se stessa, comincia così: «Il giorno in cui va a scegliersi degli abiti, Claude vuole essere sola. Sente che deve allontanare da sé la simpatia, la gentilezza, e quel desiderio tanto naturale di ingannare se stessa con l’aiuto degli altri, che deve cioè allontanare da sé l’amore e l’amicizia».
da Principessa Bibesco, Nobiltà dell’abito (Sellerio, 2005)
«Principessa siete una scrittrice perfetta – le scrisse Proust – in voi convivono tanti artisti riuniti: uno scrittore, un profumiere, un decoratore, un musicista, uno scultore, un poeta»; romanzi, diari di viaggio, memorie mondane e letterarie, formano la sua vasta produzione, insieme a questi diciotto ritratti di persone della moda, commissionati nel 1927 da Vogue, eredi, per l’acuto psicologismo, l’eleganza ironica e la forza di rievocazione, della tradizione iniziata con Les caractères di La Bruyère, in cui si riflette un’attualissima concezione della moda».