Opinioni di un vagabondo

Last Updated on 12 Luglio 2007 by CB

Nel 2005 la University Press of Mississippi pubblica una raccolta di interviste curata da Kevin J. Hayes: il titolo originale, secco e didascalico, rende bene il contenuto del volume: “Charlie Chaplin Interviews”; in italiano diventa “Opinioni di un vagabondo”, traduzione di Andreina Lombardi Bom. L’edizione minimum fax (2007) arricchisce l’opera con una prefazione di Dario Fo che sottolinea l’odio di Chaplin nei confronti del Potere. Il libro si aggiunge ad una lunga serie di pubblicazioni sul grande attore, regista e produttore nato nel 1889 e morto nel 1977, tra le quali spiccano la biografia di David Robinson, “Chaplin, la vita e l’arte”, poi l’autobiografia edita nel 1964 e il racconto della sua vita fatto dal figlio Charles jr. nel 1961, “Charlot, mio padre”.

L’idea vincente del libro è ripercorrere l’intera carriera proponendo cronologicamente 21 incontri con la stampa. Il “mezzo secolo di interviste” (come recita il sottotitolo) prese in considerazione vanno dal 1915 (Motion Picture Magazine) – quando Chaplin era già il più popolare attore d’America e aveva appena lasciato le comiche losangeline di Mack Sennet e della Keystone per trasferirsi a Chicago con un contratto molto vantaggioso – al 1967 (Sunday Times) – quando esce il suo ultimo film, “La contessa di Hong Kong, con Marlon Brando e Sofia Loren.

Chaplin non amava parlare con i giornalisti, appena il cronista estraeva il taccuino l’attore si irrigidiva, tirava fuori la sua timidezza, perdeva le sue doti di simpatia e socievolezza; il trucco era – qualcuno scoprì – di fingere che non si trattasse proprio della classica intervista, ma di una conversazione, di una chiacchierata, coinvolgendo magari altri personaggi per deresponsabilizzare Chaplin. Ray Frohman, inviato del Los Angeles Times nel 1919 si presentò in compagnia di Douglas Fairbanks, e l’ansia da prestazione passò.
Il più delle volte prevale il Chaplin timido e per contrasto presuntuoso che si auto incensa e che praticamente considera ogni sua nuova opera come migliore della precedente (e comunque superiore a tutte quelle in circolazione). E’ interessante sentirlo esprimersi sul nuovo cinema anni ’60, promuovendo “007 – Missione Goldfinger” e bocciando il “lento” e “noioso” “Blow Up” di Antonioni. Il pezzo che ci apparso più interessante è la trascrizione precisa della conferenza stampa fatta in occasione dell’uscita di “Monsieur Verdoux” (1947) nella quale la stampa lo attacca, accusandolo di simpatie comuniste e di mancanza di patriottismo, e lui si difende con grande concentrazione e dignità. Qualche anno dopo salperà con la famiglia per l’Europa e al ritorno gli Stati Uniti gli negheranno il permesso di rientro. (fg)

Charlie Chaplin
Opinioni di un vagabondo – Mezzo secolo di interviste
Prefazione di Dario Fo
Minimum fax 2007
14 euro

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