Last Updated on 6 Giugno 2004 by CB
La finestra rigata di pioggia è l’elemento dominante del romanzo di Paula Fox. Compare già alla venticinquesima riga, a casa di Clara, la giovane figlia della protagonista: «Qualche goccia di pioggia scivolò lungo le finestre mentre attraversava il soggiorno…»
Ricompare quando Clara pensa ai fratelli di sua madre, Carlos e Eugenio Maldonada: «Ma lui non parlava mai di cose del genere – guerre, depressioni, la situazione mondiale – sembrando altrettanto ignaro, pensò Clara, quanto sua madre e Carlos delle esistenze al di là delle finestre offuscate di pioggia che andavano a sbattere contro le loro. (…) Ma c’era davvero qualcuno, si chiese, che pensava al mondo di là dalle proprie finestre?»
Come Clara, anche Desmond trova un suo momento di verità, immersa nella nostalgia, in un ricordo alla finestra: mentre stanno andando al ristorante vede «una giovane in piedi, che si stagliava contro una finestra, le mani intente a frugare tra le foglie di una pianta appesa. Desmond fu travolto da un’ondata di ricordi, un’abbondante piena emotiva alquanto oscura (…)»
La storia è esile, ma intensa come una piena emotiva, appunto. Laura e il marito Clapper ricevono nella loro stanza d’albergo il fratello di lei, Carlos, l’amico di lei, Peter, la figlia avuta dal suo precedente matrimonio, Clara, per salutarli prima di partire per un viaggio di piacere in Africa. Dall’albergo i quattro vanno al ristorante. Il giorno dopo si ritrovano.
Perché la ridondante presenza delle finestre? Forse perché l’atmosfera del romanzo è claustrofobica dalla prima riga all’ultima, non solo per il triste segreto che fin dall’inizio noi condividiamo con Laura, e gli altri sapranno solo nelle ultime pagine. Ma perché ognuno di loro sembra implodere nel proprio risentimento, nel passato, nel rimpianto, nella paura di Laura, della sua aggressività imprevedibile, della sua razionalità spietata, quando all’improvviso, come assecondando un capriccio, mette gli altri davanti alla loro immagine peggiore.
Ecco le finestre di individui-monadi con porte e finestre, ma destinati a rimanere sulla soglia della loro solitudine; ma anche finestre che si spalancano, complice la ferocia motrice di Laura, nel proprio gorgo interiore. Finestre come campane di vetro che li separano dal mondo esterno, anche quando sono al ristorante, chiusi come sono nelle rituali nevrosi che uniscono la famiglia, che ne fanno una famiglia. Finestre che incorniciano un inferno domestico che potrebbe avere come didascalia il gidiano famiglie, vi odio!.
Colpisce la precisione delle immagini, scritte con grande parsimonia di parole e dunque ancora più pregnanti. Immagini che colgono psicologie frastagliate, divise in un dentro e in un fuori, sbirciate più che descritte.
I dialoghi rendono in modo indimenticabile il dolore, il gusto di abbandonarsi alla noia di schermaglie da salotto, al sarcasmo cheap; al cinismo un po’ disgustoso che è simile a un grido di aiuto.
Perché è accaduto tutto ciò? Le ragioni profonde si lasciano intuire, ma alla fine si può rispondere anche, nello stile di Laura che non ama chiedersi il perché delle cose, con una tautologia: è accaduto perché è accaduto.
Ma intanto che trascorre, tra conversazioni stereotipate e alienanti e il silenzio sull’unica verità irreversibile, il libro (di)spiega miracolosamente una rete di possibili risposte. E seduce, e ci porta dentro la sua angoscia.
(Cristina Bolzani)
Biografia
Paula Fox è nata a New York nel 1923. Ha scritto sei romanzi, pubblicati negli anni Settanta, ma tornati all’attenzione del grande pubblico dopo che Jonathan Franzen, l’autore dell’ormai romanzo-culto Le correzioni, le definì «più belle e più intense di quelle di John Updike, Philiph Roth e Saul Bellow». Ha scritto anche un’autobiografia, Borrowed Finery, pubblicata nel 2001, e diversi libri per bambini. Fazi ha pubblicato anche il libro che l’ha fatta riscoprire negli Usa, e scoprire da noi, Quello che rimane. Figlia di uno sceneggiatore alcolizzato e di una giovane psicolabile, la Fox fu abbandonata in orfanotrofio e poi adottata. A sei anni fu affidata al padre. Visse un lungo periodo a Cuba con la nonna e a 17 anni si sposò. Un matrimonio che durò poco, dal quale nacque una bambina a sua volta abbandonata in un orfanotrofio. Paula Fox è la nonna della cantante e attrice Courtney Love, ex moglie del leader dei Nirvana, Kurt Cobain.