Last Updated on 8 Giugno 2013 by CB
Abbado è un maestro – anche se questo può suonare strano – delle pause in musica. Le pause devono essere un tempo compiuto, teso, che si espande, carico di energia. Senza un silenzio dotato di forma, la musica non vive. Nell’immaginazione il silenzio cosmico si incontra con l’universo che risuona. Nelle pause si accumulano infinito e tempo terrestre. All’interno delle partiture, i segni di pausa sono le “anti-note” nei loro innumerevoli modi di realizzarsi. E vogliono essere trattati con la massima dolcezza e precisione. Da un punto di vista acustico, una pausa non è un nulla, bensì lo spazio per cercare di cogliere l’eco per rimanere in ascolto, per fluire verso la libertà o verso la vera e propria mancanza di suoni, è spazio libero in cui prendere fiato, ricaricarsi di nuove energie, spazio intermedio in una temporalità vissuta, equilibrio sull’orlo dell’abisso, prossimità alla caduta. La pausa conferisce alla musica un valore esistenziale. “Mantenere il silenzio significa aver ascoltato in modo particolarmente intenso”.
(da Claudio Abbado – a cura di Ulrich Eckhardt).
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