Perché essere felice…

Last Updated on 18 Aprile 2012 by CB

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Quando mia madre era arrabbiata con me, cosa che succeda spesso, diceva: “Il Diavolo ci ha condotto alla culla sbagliata”.
L’idea del Diavolo che nel 1960 si prendeva una vacanza dalla Guerra Fredda e dal Maccartismo per fare un salto a Manchester – scopo della visita: imbrogliare Mrs Winterson – sembrava uscita da un copione teatrale. E mia madre era una depressa istrionica, una donna che teneva una pistola nel cassetto degli stracci e le pallottole in un barattolo di cera per mobili. Una donna che stava alzata tutta la notte a fare torte per non dormire nello stesso letto di mio padre. Una donna con un prolasso uterino, una disfunzione tiroidea, il cuore ingrossato, un’ulcera varicosa e due dentiere, una opaca per tutti i giorni e una perlata “per le feste”.

Non so perché non ha avuto/non ha potuto avere bambini. So che mi ha adottata perché voleva un’amica (non ne aveva) e perché ero come un razzo lanciato nel mondo, un segnale per dire che lei c’era, un punto rosso sulla cartina.
Detestava essere una nullità e io, come tutti bambini, adottati o no, ho dovuto vivere un po’ della sua vita non vissuta. È quel che facciamo per i nostri genitori: in realtà non abbiamo altra scelta.
Era ancora viva quando fu pubblicato il mio primo romanzo, Non ci sono solo le arance, nel 1985. È parzialmente autobiografico, dal momento che racconta la storia di una ragazzina adottata da genitori di fede pentecostale che vogliono farne una missionaria.
Invece lei si innamora di una donna. Sciagura! Se ne va di casa, viene ammessa a Oxford, e quando torna scopre che sua madre ha costruito una radio con cui dispensa il Vangelo ai pagani. Ha uno pseudonimo: si fa chiamare “Luce Benevola”.
Il romanzo comincia così: Come quasi tutti, ho vissuto a lungo con mio padre e mia madre. A mio padre piaceva guardare la lotta, a mia madre farla.

(…) Era un mostro, ma era il mio mostro.

(tratto da Jeanette Winterson, Perché essere felice quando puoi essere normale?, Mondadori, pag. 11-12, traduzione di Chiara Spallino Rocca)

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