Last Updated on 12 Aprile 2005 by CB
L’Ablak-Zsiràf la FinestraGiraffa era il libro illustrato sul quale imparavamo a leggere quando non sapevamo ancora farlo. (…) La FinestraGiraffa ci svelava il mondo in ordine alfabetico, in un modo comprensibile a tutti. Ogni cosa aveva il proprio posto e il proprio significato, simbolico e quotidiano. Ci insegnò che il sole sorgeva a Oriente, che il cuore batteva a sinistra, che la Rivoluzione d’Ottobre si festeggiava a novembre…».
E’ cosi che Peter Zilahi – come milioni di altri bambini ungheresi che vissero l’esperienza della scuola nella seconda metà degli anni Settanta – impara che tutto ha un suo ordine e una sua intima armonia, tutto è classificabile se non altro secondo lo schema alfabetico.
Quando Peter cresce e nella seconda metà degli Anni ‘90 diventa uno dei più promettenti esponenti della nuova generazione di artisti globali – Zilahi è un poeta ma anche un giornalista, fotografo e uomo di teatro – scopre che lo schema enciclopedico della FinestraGiraffa è ancora il migliore per raccontare il mondo, almeno il mondo di quei milioni di bambini cresciuti nella convinzione che il migliore degli universi possibili era quello dei fratelli nel socialismo, la «zona rosa sulla carta geografica».
Anche quel gioioso e tragico monumento al disordine che è stata la transizione prima nei Paesi del Blocco Sovietico e poi nella Ex Jugoslavia diventa così un catalogo di parole che se per un bambino avevano il pregio non piccolo di iniziare tutte per la stessa lettera, per un ragazzo curioso del mondo come Zilahi sono lo strumento di un raffinato e divertente gioco di società che amalgama nella memoria i miti della Grande Ungheria, il catechismo dell’era comunista e le esperienze personali di un giovane europeo che ha conosciuto il mondo al di là del muro.
«La strada accidentata della mia maturazione sessuale è contrassegnata dalla morte dei dittatori comunisti. La prima esperienza erotica coincide con la morte di Mao Tse Tung, una bambina di nome Diana mi morsicò all’asilo. Quando morì Tito cambiai voce, e quando Breznev se ne andò io venni per la prima volta. […] Quando Ceausescu fu giustiziato scoprii il punto G».
(Angelo Saso)
Biografia
Nato in Ungheria nel 1970, Péter Zilahy trascorre il suo tempo tra Budapest, New York e Berlino. Si è cimentato con la prosa e la poesia, ma anche con il teatro, il cinema, la fotografia e il mondo multimediale. Premiato alla Literaturwerkstatt di Berlino, ha esposto le sue opere al Ludwig Museum di Budapest e all’Accademia Schloss Solitude in Germania. L’anno scorso il suo spettacolo è approdato con grande successo al Festivaletteratura di Mantova.
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Péter Zilahi