Photocaptionist, tra foto e scrittura. Intervista a Federica Chiocchetti

Last Updated on 28 Agosto 2018 by CB

Dalla Rete fioriscono in questo periodo diverse proposte interessanti che raccontano il mondo della fotografia. Un esempio è MeMo Magazine, nata con l’obbiettivo di “creare una comunità e renderla una piattaforma condivisa per freelancer in modo da poter lavorare un po’ come un’agenzia”. Apre in queste ore anche FotographiaOnline.

E da Londra arriva, ideato da Federica Chiocchetti, Photocaptionist, un progetto che interseca fotografia e scrittura in chiave letteraria e anche storica – come nel caso della mostra online Amateur Unconcern: A Photo-Literary Fantasia; un lavoro davvero originale e stimolante sulla Prima Guerra Mondiale, con immagini mai viste.

Photocaptionist

Intervista a Federica Chiocchetti

Come è nata l’idea (e il nome)  di questo magazine online che mette insieme fotografia e letteratura?
Perdonami se inizio con pignolerie, ma ci terrei a precisare che non è un magazine online ma una piattaforma on e off line dedicata ai rapporti tra fotografia e scrittura. Pubblichiamo l’opera di artisti che lavorano con immagini e testi e ‘fabbrichiamo’ noi stessi composizioni foto-testuali, sia sul nostro sito che su siti altrui, online e riviste cartacee. Poco importa il formato, il Photocaptionist viaggia come una sorta di rubrica itinerante un po’ ovunque abbia senso e venga invitato. Le attività off line che organizziamo sono mostre foto-letterarie, presentazioni e simposi. L’idea è nata come una specie di spin-off dal mio dottorato che faccio alla University of Westminster di Londra e in realtà mi è venuta durante un sogno qualche anno fa. Ho sognato un tizio un po’ vecchiotto e scorbutico il cui job title era proprio ‘photocaptionist’, ovvero il suo compito era quello di rispondere alle innumerevoli fotografie ricevute con captions creative. Avevo bisogno di dare un senso un po’ più giocoso alle lunghe ore di ricerca alla British Library ed ecco che ho messo su la piattaforma.

A chi si rivolge Photocaptionist?
A chiunque sia interessato alla fotografia e/o alla scrittura intesa in senso ampio: letteratura, poesia, non fiction, lettere, appunti… a chiunque creda nel concetto di ‘slow criticism’ e abbia voglia di assaporare un po’ alla volta e con calma riflessioni, a volte in pillole, a volte più approfondite, sul rapporto tra immagini fotografiche e testo. Se internet è il luogo della frenesia dove circolano una quantità ineffabile di immagini di qualsiasi tipo e qualità che letteralmente ci bombardano, mi piacerebbe pensare che i lettori fanno visita al Photocaptionist per avere un momento di calma, gustarsi delle immagini selezionate con la massima passione e cura, e leggere degli spunti di riflessione che invoglino a riesaminare le immagini con occhio più critico, senza imporre nessun credo o dogma. 

E’ (anche) il tentativo di inaugurare un genere ‘crossmediale’ foto-letterario?
Assolutamente si. La speranza e ambizione è quella di diventare un punto di riferimento per artisti che lavorano con fotografia e parole e di produrre e/o commissionare composizioni foto-letterarie. Ad esempio stiamo per lanciare un nostro progetto di ricerca foto-letterario nella forma di online exhibition per il festival di fotografia FORMAT (Derby, UK). S’intitola Amateur Unconcern: A Photo-Literary Fantasia e analizza gli anni della Prima Guerra Mondiale dal punto di vista del distacco politico, mescolando passaggi dell’opera Heartbreak House di George Bernard Shaw con materiale fotografico mai visto prima di fotografi amatoriali intenti a continuare la loro vita privilegiata di relax e a coltivare i loro hobbies, mentre il resto del mondo è nel panico per la guerra. È una collaborazione con la collezione privata dell’Archive of Modern Conflict.

Photocaptionist
Amateur Unconcern – Archive of Modern Conflict

taniniSul British Journal of Photography Photocaptionist ha inaugurato uno spazio sulle ‘esplorazioni foto-letterarie’.Qualche esempio?
Abbiamo inaugurato la ‘rubrica di chiusura’ (endframe) del BJP con il lavoro di un artista italiano, Tommaso Tanini, del collettivo Discipula. Il progetto si chiama H. said he loved us ed è una ricerca foto-letteraria che indaga l’impatto di un regime oppressivo totalitario sulla psicologia delle persone. Tanini ha passato diversi anni in Germania a fotografare le storie di personaggi che sono stati denunciati alla STASI da parenti o amici, persone con cui, in teoria, avevano un legame affettivo. Ispirato dal romanzo di Corrado Alvaro, L’uomo forte, Tanini mescola documenti originali, ritratti, passaggi tratti dal romanzo con note e paesaggi urbani, che ricreano quella che è la sua visione del vivere in uno stato di costante diffidenza, sospetto e oppressione. Un altro esempio che uscirà a breve è il lavoro del fotografo francese David Fathi, Anecdotal, sulle storie collaterali e meno note dell’epoca della Guerra Fredda e dei test nucleari. Fathi è il vincitore di un premio che il Photocaptionist ha organizzato in collaborazione con il festival di fotografia FORMAT.

Cosa ci potete segnalare nei prossimi mesi di particolarmente interessante dalla scena londinese in campo fotografico?
La lista sarebbe veramente lunga. In maniera del tutto personale posso dire che non vedo l’ora di vedere alcune mostre che hanno inaugurato da poco o stanno per farlo a Londra: la mostra Pictures & scripts del mitico John Baldessari alla Marian Goodman Gallery, 20 nuovi dipinti tratti da stills di film in bianco e nero e accompagnati da estratti di copioni inventati dall’autore; Umbra alla Photographers Gallery, la mostra della collaborazione foto-letteraria di Vivian Sassen con la poetessa Maria Barnas (che ho intervistato sul Photocaptionist), nominata per il Deutsche Börse Photography Prize 2015; le mostre Revelations, sui rapporti estetici tra la fotografia scientifica dei secoli scorsi e l’arte moderna e contemporanea, e la prima retrospettiva britannica del fotografo americano Alec Soth al Media Space dello Science Museum; per non parlare del famigerato Photo London, fiera di fotografia che farà concorrenza al Paris Photo e che, tra le mille attività che offre, inaugurerà la mostra Beneath The Surface, fotografie mai viste prima dagli archivi del Victoria & Albert Museum, la più antica collezione fotografica del mondo, dove ho l’estremo piacere ed onore di lavorare per un anno.

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