Last Updated on 28 Agosto 2018 by CB
«Il postmoderno ha il culto del corpo, neoclassicamente magnifico e mitico e insieme modernamente prestante ed efficiente, una perfetta macchina felice e libera, convinta del proprio stato, senza limiti né inibizioni , che non ammette né sensi di colpa e nostalgie né divieti o giudizi morali, retaggio di un pensiero poggiante su altri presupposti. E’ il corpo consegnatoci da Robert Mapplethorpe o Bruce Weber o Herb Ritts, che esibisce la propria completezza e autosufficienza – versione e critica postmoderna dell’autoreferenzialità formalista». (Elio Grazioli)
Un corpo perfetto, quello delle modelle ritratte da Herb Ritts, immerso in una luce piena e vaporosa. Sul tetto del suo studio Herb Ritts aveva allestito un set fotografico. Era lì, giocando con la luce naturale, che spesso scattava. Famosi i ritratti di celebrities Richard Gere, Michael Jackson, Madonna, Sean Penn, Liz Taylor. Una retrospettiva a Milano (20 febbraio-5 giugno) al Palazzo della Ragione) ripercorre il suo lavoro. Per avere un’idea del fotografo, uno stralcio dall’intervista di Michele Smargiassi.
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A volte lei si concentra sul corpo, a volte sul viso. Dove si nasconde la personalità?
«Non c’è una regola. Dipende dalla persona che hai davanti».

Ma in generale cos’è una seduta di ritratto: una lotta o un duetto d’amore?
«Quello che conta è creare un’atmosfera rilassata. Se c’è conflitto non otterrai mai lo scatto che cerchi».
Negli anni Trenta il fotografo tedesco August Sander volle tramandare con migliaia di ritratti il «volto del tempo». Fra settant’anni saranno i suoi ritratti a restituire il volto del nostro?
«Posso solo sperare che anche fra molto tempo chi guarda le mie immagini riesca a emozionarsi. In fondo, che tu fotografi persone famose o no, stai sempre cercando l’anima dell’uomo. Sì, sarebbe bello che le mie foto evocassero un giorno le stesse emozioni che quelle di Sander evocano in me».