Proust (ristretto) in tv

Last Updated on 6 Novembre 2021 by CB

“Il faut être fou, inconscient ou Nina Companéez pour oser aujourd’hui toucher à un monument national tel que A la recherche du temps perdu”. Ha ragione, almeno sulla carta, Pierre Assouline, quando – all’inizio del suo pezzo nel blog dei libri di le Monde, La republique des Livres – esordisce dicendo che bisogna essere pazzi o incoscienti per toccare un monumento nazionale come La ricerca del tempo perduto di Proust. Eppure Nona Companéez non si è fatta intimidire e qualche anno fa ha confezionato per France2 un film tv che è nientemeno che la versione dell’opera integrale. Altri ci avevano provato. Visconti, Losey, che in cerca di incoraggiamento si sente dire dal Presidente Giscard d’Estaing: “Lei è americano, nato nel Middle west, come può toccare un capolavoro della letteratura francese?”. Ci hanno provato Schlöndorff, il cileno Raoul Ruiz, il belga Chantal Akerman, ma, con maggiore umiltà, prendevano in considerazione solo una parte dell’opera.

Se lo si giudica tenendo ben presente il testo letterario lo scempio si consuma fin dalle prime scene. Scopriamo infatti che Proust e il Narratore sono la stessa persona, e coincidono con un bel giovanotto allampanato, ben più alto del Marcel originale, che ostenta uno sguardo bamboleggiante e molto propenso alle lacrime. Il film si snoda tra momenti anche comici e grandi quadri d’insieme che – sottolinea Assouline – hanno ritmo e vivacità. Dunque restituiscono un’atmosfera che funziona. Alla regista è riuscito di cogliere qualcosa che era sfuggito ai suoi predecessori: l’umorismo di Proust , la sua finezza comica. E’ interessante sapere cosa pensa dell’operazione il grande studioso di Proust, Jean-Yves Tadié. Ci aspetteremmo un rigore implacabile e distruttivo. Invece, la prima cosa che dice, intervistato dal Nouvel Observateur, è che il film gli è piaciuto.

Tadié loda lo stile, i costumi, la fotografia. Due cose lo scandalizzano. Una è la durata del film tv, (due puntate da un’ora e 50 minuti l’una) a fronte di oltre mille pagine di lettura. E’ un po’, commenta , come “Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi”. Tadié fa l’esempio dell’adattamento della Bbc di ‘Orgoglio e pregiudizio’ , 10 ore per un romanzo di 400 pagine. Nel caso della Recherche, mantenendo le proporzioni, ci sarebbero volute più di 40 ore. Ma almeno si potevano fare sette episodi, uno per ogni libro dell’opera.

Parlando invece dell’adattamento, arriva la seconda indignazione. Proust è identificato con il Narratore. E poi è troppo piagnone, mentre Proust era un eroe del pensiero virile, lo si capisce in ogni pagina del suo romanzo, per la capacità di indagare a fondo le questioni. Oltretutto la facilità al pianto del protagonista potrebbe indurre gli spettatori a chiedersi perché mai quel tizio si lamenta per tutto il tempo (ancorché perduto).

La trasposizione cinematografica della Recherche non è impossibile, dice Tadié, ma certo chi ha scelto un solo romanzo dell’opera ha fatto qualcosa di più realistico: Ruiz con Il tempo ritrovato e Volker Schlöndorff con Un amore di Swann. La Companéez è la prima ad affrontare tutta l’opera. Il film inizia “All’ombra delle ragazze in fiore”. Ma così abbiamo tagliato fuori il ‘best-seller’ dell’opera, Un amore di Swann. Degli altri il problema non è l’assenza di qualche evento, quanto il fatto che tutto è “scremato”. Per cui non si può cogliere per esempio il significato profondo, metafisico, di alcune dissertazioni sulla musica e l’arte.  E poi molte frasi di Proust vengono tagliate. Ad esempio, l’ultima frase non c’è. E’ sostituito da qualcosa di banale come: “Si comincerà”. “Nina Companéez non è da biasimare. E’ questo sistema che condanno. Che peccato! Si tratta di una occasione mancata. Non verrà presto”, conclude. In realtà se questo film – sorta di metonimia pop della Recherche  – avrà avvicinato dei lettori nuovi all’opera di Proust, esibendone l’intreccio e il coté gossiparo, avrà raggiunto l’obiettivo. Come una piccola iniziazione sulle soglie della cattedrale proustiana.

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