Battant sa coulpe, Gide avouera tout simplement qu'il avait jugé Proust moins d'après son manuscrit que d'après le souvenir qu'il avait gardé de quelques-unes de leurs rencontres dans le "monde' , vingt ans plus tôt et qu'il le croyait 'du côté de chez Verdurin', c'est-à-dire un snob, un amateur, un écrivain de salon qui n'aurait pu que nuire à la réputation de la NRF. Il lui rappellera son agacement devant les erreurs rapportées plus haut,notamment les vertebres sur le front de Tante Léonie,phrase qui restera pour lui d'autant plus inexplicable qu'elle persistera longtemps dans les diverses éditions d'À la recherche du temps perdu. (Ghislain de Diesbach, Proust).
Si sa che Proust nella sua opera non ha descritto una vita così com'è stata, ma una vita quale la ricorda colui che l'ha vissuta. Ma ci siamo espressi in modo ancora impreciso e troppo grossolano. Poiché qui, per l'autore che ricorda, la parte principale non è affatto svolta da ciò che egli ha vissuto, ma dal lavoro del suo ricordo, dalla tela di Penelope della sua memoria. O non sarebbe meglio dire dalla tela di Penelope del suo oblio? La 'memoria involontaria' di Proust non è forse assai più vicina all'oblio che a ciò che comunemente si chiama ricordo? E quest'opera della memoria spontanea, in cui il ricordo è la trama e l'oblio l'ordito, non è forse il contrario dell'opera di Penelope, piuttosto che la sua copia? Poiché qui il giorno disfà ciò che aveva fatto la notte. Ogni mattino, quando ci svegliamo, teniamo in mano, per lo più debolmente solo per qualche frangia il tappeto dell'esistenza vissuta, quale l'ha tessuto in noi l'oblio. Ma ogni giorno disfà il tessuto, gli ornamenti dell'oblio con l'agire pratico, e, ancor di più, con il ricordare legato alla prassi. È per questo che Proust alla fine ha trasformato i suoi giorni in notti, per dedicare tutte le sue ore all'opera, indisturbato, nella stanza buia, alla luce artificiale, per non lasciarsi sfuggire nessuno degli intricati arabeschi.
Vi era certamente dell'orgoglio in questo comportamento. Il signor di Charlus sapeva di essere un Guermantes che occupava un posto predominante in quella festa. Ma non si trattava solo di orgoglio, e la parola stessa di festa evocava, in un uomo dalle doti estetiche, il senso lussuoso, curioso, che può avere come se quella festa venisse data non da gente di mondo, ma in un quadro di Carpaccio o di Veronese. (Proust, Recherche).
In May, Proust received a letter from Colette, along with the proofs of Chéri, her latest novel, due out soon and destined to become one of her most famous works. And what about his books? Colette hoped to be fortunate enough to have a new “Marcel Proust for summer vacation. That and the sea together, what bathing!"