Last Updated on 28 Agosto 2018 by CB

Un libro documenta 40 di attività dell’Accademia Nazionale D´Arte Drammatica Silvio d´Amico, attraverso gli scatti di Tommaso Le Pera. (qui il video). Con una tecnica impeccabile, e pochi effetti speciali, il fotografo del teatro italiano riesce a cogliere il dinamismo psicologico e espressivo dell’attore nel suo farsi maschera, grazie a uno sguardo ravvicinato che sa essere appassionato e intuitivo.

Dopo una prima esperienza nel campo della fotografia di scena cinematografica (quasi tutti gli spaghetti-western) e televisiva (parecchi sceneggiati teatrali), la frequentazione del Folkstudio, il mitico locale di Via Garibaldi a Roma, fucina e trampolino di lancio di artisti di vario genere, mi ha catapultato nel mondo teatrale, mia grande passione.

Gli anni ’60-’70 è il periodo della cosiddetta Avanguardia Teatrale. Le ‘cantine ‘ romane sono piene di gruppi alla ricerca di un nuovo modo e moderno di esprimersi teatralmente. Usando fotografare durante lo spettacolo, senza interrompere il corso naturale della recita, si può dire che sviluppo la tecnica della fotografia dinamica e in movimento e questo tipo di immagini sono perfettamente aderenti a quel tipo di teatro fuori dai canoni. Gli spettacoli di Memè Perlini, Giancarlo Nanni, Giancarlo Sepe, Vasilicò, Mario Ricci, offrono innumerevoli spunti ed occasioni per queste fotografie “nuove”.
E da li è partito tutto.

Nell’introduzione al suo libro si fa notare come le sue fotografie siano state un inaspettato momento di rigflessione per chi era fotografato sulla scena, rivelando agli attori aspetti sconosciuti a loro stessi… Come nasce l’intesa tra attore e fotografo?
L’intesa tra fotografo e attore può avvenire soltanto frequentandosi e conoscendosi a vicenda, ovviamente quando è possibile. Si deve cercare di scoprire la personalità, le esigenze, le aspettative, le fisime, di ogni singolo soggetto Non basta limitarsi ai soli incontri lavorativi. Solo in questo modo si può essere sicuri di poter raggiungere il risultato voluto.

Questo lavoro l’ha portata a contatto con molti grandi attori . C’è una personalità , un aneddoto che l’ha colpita in modo particolare?
In 40 e più anni di lavoro ho avuto modo di conoscere veramente tutti i protagonisti della scena italiana, da Eduardo e Peppino De Filippo, Gassman, Albertazzi, Romolo Valli e Giorgio De Lullo, Mariangela Melato, la Moriconi,Lavia, Eros Pagni e Gigi Proietti.
Praticamente tutti, nessuno escluso, senza trascurare le compagnie minori e i giovani talenti, per arrivare ai ragazzi dell’Accademia.

Lei ha visto un numero ‘disumano’ (parola sua) di spettacoli teatrali, oltre 4000. Che consigli (teorici e pratici) darebbe a un fotografo che volesse calcare la scena come lei, al fianco degli attori ‘intrappolati’ tra volto e maschera?
Il Teatro richiede una dedizione totale ed esclusiva; non si può pensare di fare altro. Bisogna studiare in continuazione, studiare le nuove tecniche fotografiche e le nuove tendenze estetiche. Studiare i testi che si andranno a fotografare. Partecipare alle prove. Parlare con i tecnici, i registi, gli attori.
Chi vuole affrontare la fotografia di scena teatrale e raggiungere determinati risultati deve essere consapevole di tutte queste difficoltà. In compenso mi sento di poter garantire, senza ombra di dubbio, che il piacere di fare fotografie di questo genere e la gratificazione che ne deriva compensano ampiamente tutti i sacrifici.