Last Updated on 7 Febbraio 2021 by CB

«Ma ecco la regina Vittoria, fotografata (nel 1863) da George W. Wilson; è su un cavallo, e la sua gonna copre dignitosamente la groppa dell’animale (questo è l’interesse storico, lo studium); ma, al suo fianco un servitore in kilt che tiene le redini della cavalcatura richiama la mia attenzione: è il punctum; infatti, anche se non conosco la condizione sociale di quello scozzese (domestico? stalliere?), so bene qual è la sua funzione: tenere fermo il cavallo: mettiamo che tutt’a un tratto questo s’impenni? Che accadrebbe alla gonna della regina, vale a dire alla sua maestà? Il punctum fa fantasmaticamente uscire il personaggio vittoriano (è il caso di dirlo) dalla fotografia, dota questa foto d’un campo cieco». (da Roland Barthes, La camera chiara, Einaudi, pag. 58)
Virginia Woolf fa un’apparizione inaspettata nelle meditazioni barthesiane sul punctum, e da esigente esteta di Bloomsbury liquida così la regina: Queen Victoria, entirely unaesthetic…