Last Updated on 30 Settembre 2012 by CB
Atto primo
L’editor di Ponte alle Grazie Vincenzo Ostuni stronca (su Facebook) l’ultimo libro di Carofiglio, Il silenzio dell’onda: «Un libro letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un’idea, senza un’ombra di “responsabilità dello stile”, per dirla con Roland Barthes». Gianrico Carofiglio querela Ostuni per diffamazione. Ci sarà una causa civile con una richiesta di risarcimento danni.
(Gli strali di Ostuni all’indomani dell’assegnazione dello Strega a Inseparabili – e non al libro di Emanuele Trevi Qualcosa di scritto (Ponte alle Grazie), arrivato secondo – sono rivolti anche al premiato Piperno: “Finito lo pseudo fair play della gara, dirò la mia sul merito dei libri. Ha vinto un libro profondamente mediocre, una copia di copia, un esempio prototipico di midcult residuale”. L’autore dell’esempio prototipico non gli ha mai risposto).
Atto secondo
Alcuni intellettuali scrivono una lettera – con relativo flash mob in centro a Roma – a difesa del diritto di critica. Tra loro spicca Gabriele Pedullà: “Mi auguro che Carofiglio faccia un passo indietro. Il suo è un atto intimidatorio non solo verso Ostuni, ma nei confronti di tutta la letteratura italiana. Non deve passare il principio che si rischia la querela per aver espresso un’opinione, anche molto dura, su uno scrittore”. Seguono commenti sui giornali, a favore dell’uno o dell’altro protagonista della tenzone.
“La decisione di adire le vie legali per ottenere un risarcimento ricorda da vicino i metodi intimidatori adottati da certi politici sia verso la stampa, sia verso la stessa magistratura”, commenta il poeta Valerio Magrelli. – L’affaire Ostuni
Atto terzo
Dopo un lungo silenzio interviene l’offeso. In un’intervista a Repubblica Carofiglio ammette che rifarebbe tutto, “perché sono contrario alla violenza delle parole”. Ma dichiara anche che sarebbe conciliante verso Ostuni, se solo si scusasse. “Dica pure dove e quando vuole che i miei libri non gli piacciono, ma ammetta di aver sbagliato a trascendere sul piano personale. Sarebbe la soluzione naturale di questa storia.”
Ribadito anche qui l’intoccabile diritto di critica – sempre, ma con preferenza su chi argomenta le sue valutazioni basandosi sull’opera piuttosto che sulla presunta bassezza dello scrittore/scrivente – gli aspetti più interessanti di questa vicenda sono collaterali:
Possibile che un cosiddetto status su Facebook abbia assunto la statura e l’aura di un testo di critica letteraria, tanto da scatenare da giorni reazioni e commenti? Possibile, certo, anzi per certi versi entusiasmante, visto l’inchiostro versato finora. Il teorico della ‘società liquida’ Zygmunt Bauman ne sarebbe lieto. Critica liquida.
Quanti scrittori oggi passerebbero al vaglio di Roland Barthes e possono vantare una responsabilità delle stile? E soprattutto, che spazio ha oggi sui giornali un discorso puramente critico e credibile sulla qualità dei libri? Critica latitante.
[youtube_sc url=”http://youtu.be/jUgJd2mS3LY”%5D [youtube_sc url=”http://youtu.be/Hi8XM2b9048″%5D