Il desiderio di libro

Last Updated on 25 Gennaio 2004 by CB

Il bibliofilo è colui che ama i libri per la loro qualità intrinseca: per la loro storia, per la loro provenienza. Ama il libro come oggetto, non necessariamente per il loro contenuto. Renaud Muller analizza con un’attenzione scientifica la microsocietà di coloro che condividono la (bizzarra) passione.Che sia una passione al confine con la mania, lo conferma nelle sue osservazioni Umberto Eco, che di recente si è trovato a parlarne. «Ci sono bibliofili, che io non approvo ma capisco, i quali – avuto un libro intonso – non ne tagliano le pagine per non violarlo. Per costoro tagliare le pagine al libro raro sarebbe come, per un collezionista di orologi, spaccare la cassa per vedere il meccanismo», scrive in una sua Bustina di Minerva.

Lo studio di Muller permette di comprendere il fenomeno, anche perché mette sotto la lente d’ingrandimento ogni aspetto del suo oggetto. Si comincia con l’analisi della rilegatura e della sua funzione estetica; se ne rileva la funzione sacrale, immortale: basta pensare ai libri liturgici antichi, che peraltro sono molto ricercati dai bibliofili.

Il libro analizza anche aspetti curiosi sul rapporto uomo-donna, se lui è bibliofilo, la gelosia e il fastidio di lei, quasi come si trattasse di una relazione extraconiugale (ma anche perché si tratta di una passione costosa) e le varie dinamiche che ne scaturiscono.

Muller elenca le tipologie di bibliofili, del loro rapporto con gli oggetti agognati, ricercati, acquistati e infine collezionati con cura. «Un libraio mi ha spiegato che il bibliofilo non si riconosce dal libro comperato, dato che i mezzi finanziari influiscono sulla capacità di acquisto, ma dall’amore con cui guarda i libri, dalla delicatezza con cui li maneggia». E poi parla a lungo del rapporto tra libraio e bibliofilo.

Ci sono tanti modi per amare i libri. Marcel Proust colloca la fascinazione del libro nelle esperienze di lettura del suo proprietario: «Se fossi stato tentato di diventare bibliofilo lo sarei diventato in un modo molto ma molto particolare… Avrei ricercato le edizioni originali, voglio dire quelle che di un dato libro mi diedero un’impressione originale, ché le impressioni successive non sono più tali. Avrei raccolto per i romanzi le rilegature di una volta, quelle di quando lessi i miei primi romanzi». Un atteggiamento che sembra più comprensibile – forse perché più umanistico, meno feticistico? – a chi non condivide l’attrazione irresistibile per la prima copia uscita dai torchi dello stampatore. (cb)

dalla Prefazione di Giuseppe Pontiggia
«Mi è accaduto di entrare in certe librerie antiquarie di Parigi e di essere subito identificato come turista (forse lo squillante ‘Bonjour, monsieur!’ di intonazione fatalmente scolastica). E ho constatato che questo rendeva talora vana la ricerca. Le mie domande venivano non solo accolte con il cipiglio dei sommeliers quando si imbattono in un commensale non del tutto sprovveduto: ma venivano rifiutate a priori. In che modo? Il libro richiesto l’avevo visto con i miei occhi, sul ripiano di uno scaffale, ma il libraio ne negava la proprietà. Evidentemente non me riteneva degno.

La mia frustrazione era talmente grande, che evitavo perfino di smentirlo. Temevo avrebbe risposto che il libro era prenotato. Sapevo che non era così, ma questo non avrebbe cambiato la sentenza. Fosse uscito prima questo prezioso Desiderio di libro di Renaud Muller, forse anch’io sarei uscito meno sgomento dal negozio. Quel comportamento infatti mi sarebbe apparso meno incomprensibile. E, benché si trattasse di eccezioni (non voglio inimicarmi né la verità né la gentilezza di una corporazione ideale a cui devo tanti piaceri), avrei saputo ricondurle al pervertimento di una perversione complessa quale la bibliofilia».

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