Signore e signori… Alan Bennett

Last Updated on 17 Ottobre 2004 by CB

Eccolo in copertina, circondato dai suoi cani e dai colori velati di foschia della campagna inglese. La raccolta di monologhi appena uscita è una buona introduzione allo humour del noto autore teatrale, almeno quanto la foto lo è alla sua imprescindibile natura britannica.Se il suo primo successo, almeno in Italia, è Nudi e crudi – 95 paginette esilaranti su una coppia londinese derubata – e i suoi libri successivi sono altrettanto brevi, con questa raccolta di monologhi scritti per la Bbc nel 1987 si coglie in pieno il talento per i ritratti fulminei. Sei personaggi si raccontano, davanti a una telecamera. Come l’autore stesso spiega nell’introduzione, diversamente che nella commedia, o nel romanzo, qui il punto di vista è solo del personaggio che racconta, che della sua storia non è del tutto consapevole, intrappolato nel suo goffo io monologante; il lettore lo vede con maggiore obiettività, e colma con l’immaginazione le parti mancanti.

I monologhi offrono una parata di personaggi bizzarri, patetici, dall’attricetta all’eterno figlio di Mamma, alla scrittrice fanatica di lettere di lamentela; frequenti i ricorsi a centri di igiene mentale e assistenti sociali.

La verve cinica di Bennett si appropria di situazioni minime e ne fa delle storie, che alla fine comunque svelano un’imprevedibile, empatica, umanità. Come accade nel monologo di Una donna come tante, che finisce in un modo che retrospettivamente dà un tono drammatico a quella che fino a poche righe prima era la storia esemplarmente insignificante di una donna ordinaria.

Si ride e sogghigna su ecclesiastici e funerali, su addobbi agli altari e conferenze interconfessionali. Fino a capovolgimenti surreali. Nella La cerimonia del massaggio, pubblicato prima di questo libro, una cerimonia di commemorazione per la scomparsa di un massaggiatore si traforma in una epifania collettiva sulla vita sessuale dei partecipanti.

I vicari compaiono in ben cinque dei sei monologhi. L’autore commenta tanto presenzialismo confessando che, anglicano fervente a sedici anni, non è mai riuscito a liberarsi della sua educazione religiosa. Forse ci saremmo arrivati anche senza la sua ammissione.

Comunque, spesso la religione ispira il suo humour più riuscito. Susan, moglie di Geoffrey, vicario, comincia così il suo monologo. «Geoffrey è già cattivo di suo, ma sono contenta di non essere sposata con Gesù. La lettura di stamattina era quella storia di quando prega nell’orto del Getsemani e i discepoli continuano ad addormentarsi. Lui li sveglia e fa: ‘Non siete capaci di vegliare con me per un’ora?’. Mia madre, tale e quale». (cb)

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