Storie d’amore

Last Updated on 12 Agosto 2012 by CB

Amore illusorio, amori di transfert

L’esperienza amorosa annoda indissolubilmente il simbolico (ciò che è interdetto, discernibile, pensabile) l’immaginario (ciò che il Me si rappresenta per sostenersi e ingrandirsi) e il reale (questo luogo impossibile ove gli affetti aspirano a tutto e dove non vi è nessuno che tenga conto che io non sono che una parte). Strangolata da questo fitto nodo, la realtà svanisce: non ne tengo conto, e la rinvio, se vi penso, a uno dei tre altri registri. Ciò significa che, in amore, non cesso mai d’ingannarmi rispetto alla realtà. Dall’errore alla allucinazione, l’inganno potrebbe essere intrinseco al mio discorso, ma lo è certamente riguardo alle mie passioni: l’inganno condizione del godimento?

Tutte le filosofie del pensiero del pensiero, che mirano, da Platone a Cartesio, Kant, Hegel, ad attribuire al pensiero una presa sulla realtà, sfrondano l’esperienza amorosa dei suoi turbamenti, e la riducono a un viaggio iniziatico che ha come movente il Sommo Bene o lo Spirito assoluto. Soltanto la teologia – ma unicamente nei suoi traviamenti di carattere mistico – si lascia cogliere in trappola dalla santa follia amorosa, dal Cantico dei cantici a San bernardo o ad Abelardo…

Primo tra i moderati, un postromantico, Sigmund Freud, si azzarda a fare dell’amore una cura: di andare dritto alla confusione che l’amore rivela (più di quanto induca) nell’essere parlante, con il suo corteggio di errori, di illusioni, di allucinazioni, e sino ai mali fisici. E spera di rimettere le cose al loro posto; ciò che significa è ricostruire la realtà, forse non proprio tutta, ma almeno un poco…  (…)

L’assurdo sartriano sconvolgeva il mondo del pensiero sia per lo scoppio delle bombe della seconda guerra, sia per l’esplosione sessuale. Non si è detto abbastanza che il silenzio con cui l’analista accoglie la parola amorosa, ogni parola che abbia un senso, in definitiva, amoroso, rivela a colui che lo comprende l’assurdità del suo desiderio, la sua qualità di insensato. L’amore di transfert, come l’amore di contro-transfert, è intessuto di un assurdo che tuttavia viene ripetuto, rilanciato. rilevato. Vuol dire cioè che l’analista ha “superato la sua libido”, come scrive bizzarramente Freud e Jung, prospettando, ben inteso in modo ironico e ipotetico, un momento lontano a venire: “Quando avrò veramente superato la mia libido (in senso abituale) mi accingerò a scrivere una ‘Vita amorosa degli uomini’ ” (lettera di Jung del 19 settembre 1907) ?

L’analisi non è la scrittura, che si suppone distaccata, pacificata, di un libro sulla vita amorosa degli uomini: ne è parte integrante. E così Freud  non scriverà mai questo libro. a meno che non si consideri l’insieme della sua opera come una “vita amorosa degli uomini”, quale è apparsa a un innamorato che va oltre l’assurdo, a un don Giovanni scettico, a un Narciso lucido, che non cessa di non superare la sua libido attraverso una parola fatta esplodere dal silenzio…

Non è dunque una vita amorosa degli uomini, delle donne, che si troverà nella penna di un analista. E nemmeno una storia completa o obiettiva delle ‘idee sull’amore’. Ma delle scelte, degli scorci dei sintomi… Altrettanti indizi di una libido insuperabile di cui l’amore è la nostra realizzazione e il nostro scacco: il più assurdo, il più sublime.

(tratto da Julia Kristeva, Storie d’amore, Donzelli, pgg. 8-13)

Il genio femminile. intervista a Julia Kristeva

Julia Kristeva

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«Essere una psicoanalista significa sapere che tutte le storie finiscono per parlare d’amore». Julia Kristeva, una delle grandi intellettuali del nostro tempo – capace di muoversi al confine tra filosofia, letteratura, religione, linguistica, radicando sempre l’esperienza del pensiero nella pratica del suo lavoro di analista freudiana –, spiega così l’origine di questo libro, ormai divenuto un classico. Il dolore che i pazienti confessano è sempre generato da una mancanza d’amore, sia essa presente o passata, reale oppure immaginaria. E se una possibilità c’è, per chi si pone all’ascolto, di intercettare e intendere questa sofferenza, essa è legata solo alla scelta di condividere quel senso di smarrimento che l’amore sempre mette in scena, dando così all’altro la possibilità di comporre il senso della propria avventura. Storie d’amore si confronta così con tutte le forme dell’amore: dall’agape cristiana all’amore sessuale, dall’amore fraterno a quello dei genitori verso i propri figli. Kristeva analizza quale sia la natura di questo sentimento, tanto vasto e universale, attraverso le sue molte manifestazioni, grazie a uno straordinario corpo a corpo con le grandi elaborazioni simboliche dell’amore: da Platone a san Tommaso, da Romeo e Giulietta a Don Giovanni, dai trovatori a Stendhal, dalla Madonna a Baudelaire o a Bataille. L’amore come figura delle contraddizioni insolubili, laboratorio del nostro destino: come se tutta la storia umana non fosse che un immenso e permanente transfert.
Un’appassionata difesa dei sentimenti in un discorso che a partire dal metodo della psicoanalisi attraversa il pensiero, la letteratura, l’arte dell’Occidente, arrivando al cuore di tutti noi.

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